Stante la grande importanza dei latticini nell’alimentazione, sono state delineate diverse strategie per permetterne il consumo anche dalla popolazione intollerante e tali strategie sono riassunte in tabella 2.

C’è da premettere che l’intolleranza al lattosio è una condizione nella quale non entra in gioco solamente la quantità di lattasi residua, ma è una condizione nella quale entrano in gioco molteplici fattori, anche psicologici, come dimostrano gli studi di tollerabilità in doppio cieco, studi nei quali si evidenzia che una quantità di 12 grammi di lattosio, in soluzione acquosa, in unica somministrazione e a digiuno è ben tollerata dalla stragrande maggioranza delle persone con documentata ipolattasia [1] nelle quali tale quantità non provoca flatulenza o dolori addominali in grado significativamente superiore a quanto può provocare l’assunzione di un bicchiere di sola acqua.

Inoltre la tollerabilità del lattosio dipende dalla matrice nel quale è contenuto e dalla velocità di transito intestinale. La stessa quantità di 12 grammi di lattosio è ancora più tollerabile infatti se contenuta nel latte scremato e ancora di più se il latte è intero o se il pasto è ricco di energia [1, 9, 10] (vedi Tab. 3).

12 grammi di lattosio sono quelle contenute in una tazza di latte, che quindi risulta idonea al consumo per la stragrande maggioranza degli intolleranti.

Inoltre il consumo di lattosio in quantità anche importanti, ma costantemente nel tempo, ne migliora la tollerabilità, come dimostrato da alcuni autori i quali hanno somministrato una dose massiccia di lattosio (50 grammi) per essere sicuri di osservare un’importante sintomatologia la quale risultava dimezzata dopo il trattamento per 15 giorni.

Non solo, era raddoppiata l’attività lattasica delle feci, a dimostrazione dell’adattamento della flora intestinale [12].

Infine, se proprio si volesse ridurre al minimo il contenuto di lattosio nell’alimentazione per paura di eventuale sintomatologia o in caso di reale sintomatologia, invece di eliminare una preziosissima fonte di nutrienti, appare più salutare il ricorso a prodotti pre-digeriti dall’industria, come i latti delattosati oppure ancora l’uso o il consumo di complementi alimentari a base di lattasi.

Tali prodotti contengono beta-galattosidasi concentrata (mediamente 100.000 ALU/g) possono essere sciolti direttamente nel latte, dal quale rimuoveranno il lattosio in breve tempo oppure possono esse-re assunti per via orale una mezz’oretta prima dell’assunzione di latte, vedendo così facilitata la digestione del lattosio e ridotta la produzione di gas addominale.

 


Bibliografia

9. Vesa, T.H., et al., Raising milk energy content retards gastric emptying of lactose in lactose-intolerant humans with little ef-fect on lactose digestion. J Nutr, 1997. 127(12): p. 2316-20.

10. Martini, M.C. and D.A. Savaiano, Reduced intolerance symptoms from lactose con-sumed during a meal. Am J Clin Nutr, 1988. 47(1): p. 57-60.

11. Briet, F., et al., Improved clinical tolerance to chronic lactose ingestion in subjects with lactose intolerance: a placebo effect? Gut, 1997. 41(5): p. 632-5.

12. Jarvis, J.K. and G.D. Miller, Overcoming the barrier of lactose intolerance to reduce health disparities. J Natl Med Assoc, 2002. 94(2): p. 55-66.

Autore: ANDREA GHISELLI

Comitato scientifico