Riprendendo il tema già trattato in questo articolo, vi proponiamo le interviste a Claudio Maffeis professore associato di Pediatria Università di Verona, e a  Maria Luisa Brandi professore ordinario di endocrinologia Università di Firenze, Presidente F.I.R.M.O. Fondazione Raffaella Becagli.

CLAUDIO MAFFEIS
Professore associato di Pediatria Università di Verona

Professor Maffeis, quali consigli per costruire ossa robuste sin da piccoli?

È importante creare una maggiore sensibilità intorno alla salute delle ossa e in particolare alla prevenzione dell’osteoporosi perché ciò che si può fare nelle prime decadi di vita non potrà essere fatto più avanti.

La mineralizzazione ossea si realizza, infatti, prevalentemente durante l’età evolutiva (tra i 10 ed i 14 anni nelle femmine e tra i 12 ed i 16 nei maschi), raggiungendo un picco massimo di mineralizzazione intorno ai 20 anni. Pertanto, ai fini di garantire uno sviluppo ottimale dell’osso e ridurre poi i rischi di osteoporosi, è importante che i bambini, in particolare le femmine, vengano educati a mangiare alimenti ad elevato contenuto di calcio, scegliendoli opportunamente ed inserendoli in un’alimentazione complessivamente equilibrata, in grado di soddisfare i fabbisogni sia per energia che per composizione in nutrienti.

Non dimentichiamo infatti che, seppure l’assunzione di calcio abbia un ruolo prioritario, lo stato di salute dell’osso dipende comunque da un adeguato apporto di tutti i nutrienti, energetici e non energetici.

Tornando al calcio, questo, come pure la vitamina D che è importante per il suo assorbimento, sono fra le sostanze nutritive che più spesso risultano non adeguatamente rappresentate nell’alimentazione dei più giovani.

Lo si è visto anche dall’analisi dei dati raccolti dall’Osservatorio Nutrizionale del Grana Padano (un’indagine osservazionale permanente che rileva le abitudini alimentari della popolazione italiana per monitorare la quantità di nutrienti assunti con i vari cibi).

I dati più recenti evidenziano che dai 3 ai 6 anni si assumono poco più di 400 mg di calcio al giorno anziché gli 800 mg raccomandati; dai 7 ai 10 anni l’assunzione di calcio rimane invariata nonostante il fabbisogno giornaliero salga a circa 1000 mg; e anche nella fascia che va dagli 11 ai 14 anni il calcio assunto rimane sempre ben al disotto rispetto ai livelli medi raccomandati di circa 1200 mg al giorno.

A titolo di esempio, per coprire questi 1200 mg si potrebbero prevedere: 2 bicchieri di latte che apportano circa 300 mg. di calcio, 300 gr. di verdura verde per un apporto di circa 180 mg., 30 gr. di formaggio grana per ottenere quasi 360 mg. e un litro d’acqua che ne contenga 300 mg.

E’ doveroso inoltre ricordare quanto sia importante l’apporto di proteine insieme a quello del calcio. Infatti, per avere una deposizione ottimale di calcio è fondamentale limitare l’assunzione di proteine, soprattutto di origine animale, entro i livelli raccomandati. In caso contrario l’eliminazione di calcio con le urine aumenta, riducendo così la quota di calcio realmente depositata rispetto a quella assorbita. Come sempre in nutrizione è fondamentale mantenere equilibrati i rapporti tra i diversi nutrienti.

Infine, non dimentichiamo che anche l’attività fisica ha un ruolo molto importante per aumentare la massa e la resistenza delle ossa.

Pertanto, ancora una volta, bisogna puntare su uno stile di vita complessivamente più salutare, non solo per i piccoli, ma per tutta la famiglia.

E in caso di intolleranza al lattosio?

Le persone che, per un deficit di “lattasi” (l’enzima che scinde lo zucchero del latte nei suoi due costituenti glucosio e galattosio) non sono in grado, o lo sono solo parzialmente, di digerire il lattosio assunto con gli alimenti, non devono certo ridurre drasticamente i prodotti lattiero caseari senza aver prima verificato che sia davvero necessario farlo. La maggioranza dei soggetti intolleranti è infatti in grado di digerire piccole quantità di lattosio (5-10 g per singola dose), soprattutto se associate a cibi che rallentano il transito intestinale.

Pertanto nei casi di intolleranza risulta utilissima l’assunzione di latte a ridotto contenuto di lattosio, in cui la maggior parte del lattosio è stato predigerito grazie all’aggiunta di una lattasi ottenuta da lieviti.

Anche lo yogurt risulta di solito ben tollerato come pure i formaggi stagionati, a pasta dura ed extra dura.

È stato anche osservato che l’assunzione di microrganismi probiotici può alleviare i disturbi associati alla mal digestione del lattosio.

È chiaro quindi che, di fronte a bambini o adolescenti che lamentano disturbi dopo il consumo di latte, è bene parlarne con il pediatra per valutare se sia il caso di effettuare i test diagnostici che possono aiutare ad identificare un effettivo deficit di lattasi.

Qualora questo venisse confermato, sarà il pediatra ad indicare le eventuali modifiche da apportare alla dieta, facendo attenzione che l’alimentazione risulti adeguata e non comporti carenze nutrizionali che possono rappresentare una condizione tanto più rischiosa quanto più giovane è il soggetto intollerante.

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MARIA LUISA BRANDI
Professore ordinario di endocrinologia, Università di Firenze Presidente F.I.R.M.O. Fondazione Raffaella Becagli

Professoressa Brandi, quali sono le precauzioni dietetiche – e più in generale legate allo stile di vita – da adottare in età adulta per ridurre il rischio di osteoporosi ?

Innanzitutto vorrei ricordare che in tutte le fasi della vita le ossa meritano la dovuta attenzione. Questo vale dunque anche per gli adulti e gli anziani, sempre e non solo quando si avvertano i primi segnali che qualcosa non va.

L’osteoporosi, infatti, è una malattia “silenziosa” che può progredire, senza dare sintomi, per diversi anni fino alla diagnosi o finché avviene una frattura.

È importante quindi cercare di adottare tutti gli accorgimenti che possano ridurre il rischio di una eccessiva fragilità ossea. Per quanto riguarda l’alimentazione, in particolare è importante garantire un adeguato apporto di calcio.

I livelli raccomandati sono: per l’uomo, 800 mg al giorno fra 30 e 59 anni e 1000 mg sopra i 60 anni; per le donne, 800 mg al giorno sopra i 30 anni fino alla menopausa e, dopo questa, 1200-1500 mg in assenza di terapia con estrogeni, 1000 mg in presenza di terapia con estrogeni.

Naturalmente è importante sapere dove trovare questi quantitativi di calcio. Anche l’apporto proteico deve essere sufficiente, come pure i livelli di vitamina D.

Questi meritano particolare attenzione dal momento che nella popolazione anziana si riduce la capacità di sintetizzare l’ormone vitamina D a livello cutaneo sotto l’influenza di raggi ultravioletti B. E senza vitamina D non si assorbe il calcio a livello intestinale.

Pertanto nella popolazione ultrasessantacinquenne è raccomandata una supplementazione giornaliera con questa vitamina.

Sempre riguardo all’ alimentazione, come vanno evitate carenze, lo stesso vale per gli eccessi, in particolare di sale e di proteine, per non favorire un eccessivo rilascio di calcio nelle urine. E sono da evitare anche un eccessivo consumo di alcool e caffè e prima ancora il fumo.

Infine non dimentichiamo che l’ esercizio fisico rappresenta un’altra formidabile arma di cui disponiamo per combattere il rischio di osteoporosi.

L’attività consigliabile è di tipo gravitazionale: marcia, corsa, saltelli, ballo, sempre corredati da una sana ginnastica posturale.

Chi è affetto da osteoporosi, accanto alla terapia farmacologica quali accorgimenti dovrebbe seguire ?

Sempre importanti rimangono i fattori di cui abbiamo già parlato, a cominciare dalla dieta e in particolare da un adeguato apporto di calcio di cui i prodotti lattiero caseari, come latte e yogurt scremati, restano sempre le fonti alimentari da privilegiare.

Non dimentichiamo poi l’esposizione ai raggi ultravioletti e l’attività fisica che non è importante solo per la prevenzione dell’osteoporosi ma anche quando essa sia già presente e si sia già verificata una frattura.

È infatti noto che la riduzione della mobilità a seguito di una frattura causa riduzione della velocità con cui si forma il nuovo osso sano, indebolimento dei muscoli che comporta la riduzione del loro coordinamento da parte del sistema nervoso, aumentando così la possibilità di cadere e, di conseguenza, il rischio di nuove fratture.

In altre parole, l’osteoporosi va combattuta a 360°, con un piano personalizzato che comprenda, oltre alla terapia farmacologica più adatta, anche un programma dietetico e di attività fisica mirati.

Autore: Carla Favaro