Se è di soia, non è “latte”

Il Regolamento (CEE) n 1234/07 protegge tutte le denominazioni impiegate per i prodotti lattiero caseari e vieta che queste siano utilizzate per prodotti diversi da questi. E’ quindi vietato in Europa utilizzare denominazioni come “latte di soia”, “panna vegetale” etc.

Latte: origine delle materie prime

Si tratta di un obbligo introdotto nel 2005 che impone di indicare, per il latte fresco pastorizzato, la provenienza geografica del latte crudo utilizzato per produrlo. Per tale indicazione sono previste 2 possibili diciture: “provenienza del latte …” seguita dal riferimento territoriale cui fanno capo gli allevamenti di origine del latte impiegato, “zona di mungitura …”, seguita anche in questo caso dal medesimo riferimento territoriale, se è possibile risalire fino agli allevamenti d’origine.

Latte: naturalmente senza OGM

Per il latte e prodotti lattiero caseari il problema non si pone: non esistono infatti vacche o altri animali da latte geneticamente modificati.

Latte e derivati sono perciò esclusi dal campo di applicazione della normativa in materia di OGM, salvo ovviamente il caso di preparazioni composte in cui siano usati altri ingredienti – evidentemente non lattieri – costituiti o derivati da OGM.

TMC o data di scadenza?

Il termine minimo di conservazione (TMC) è la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione e va indicato con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”.

La data di scadenza, invece, è la data entro la quale il prodotto alimentare va consumato: essa va indicata con la dicitura “da consumarsi entro”.

(1) Libro bianco sul latte e prodotti lattiero caseari. Progetto editoriale Assolatte con la partecipazione di: Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), anche in qualità di coordinatore degli Autori; Istituto Superiore di Sanità (ISS); Società Italiana di Gastroenterologia (SIGE); Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI); Società Italiana di Pediatria; Società I-taliana di Medicina Interna (SIMI); Ministero della Salute.

  • Molto importante è anche leggere l’etichetta del latte arricchito (leggi la guida)

Health claims

A proposito di etichette non si può non ricordare che dal 1° luglio 2007 è partito un nuovo regolamento comunitario in materia di “nutrition & health claims”.

Il regolamento (CE) n. 1924/06 introduce una disciplina specifica per tutte le indicazioni in etichetta e pubblicità, ma anche sul web, che affermino le virtù nutrizionali degli alimenti ovvero suggeriscano un legame tra il loro consumo e la salute ed è un grande passo avanti per garantire al consumatore informazioni chiare, oltreché fondate e veritiere, sull’intero territorio europeo.

Un imballaggio è molto più di quel che sembra

Non si può avere un buon latte senza un buon ambiente, per questo le imprese del settore hanno sempre mostrato un’accentuata sensibilità ecologica in tutte le fasi della lavorazione del latte, anche in quelle meno scontate.

La conservazione stessa del latte, ad esempio, è un momento cruciale per la tutela dell’ambiente; “conservare” significa infatti ridurre gli sprechi e ottimizzare l’utilizzo delle risorse naturali.

E l’imballaggio è molto più di quel che sembra, non è un semplice mezzo di contenimento e movimentazione, bensì di conservazione. In sua assenza i sistemi produttivi si rivelano estremamente frazionati e quindi altamente inefficienti sul fronte dei consumi (energia, acqua, ecc.), delle emissioni nell’ambiente e dello sfruttamento delle risorse.

A parità di produzione, i quantitativi di latte disponibili sono poi sicuramente inferiori.

L’industria italiana del latte privilegia gli imballaggi più ecologici. Se i cittadini italiani producono circa 500 chili di rifiuti urbani annui, soltanto meno di 2 sono rappresentati da car-toni per il latte. Prodotto tra i più diffusi e consumati, questo tipo di imballaggio sfrutta una risorsa totalmente rinnovabile come la carta.

Tetra Pak, ad esempio, ha contribuito ad attivare una raccolta differenziata dei pro-pria contenitori in 2.000 Comuni italiani nei quali, grazie anche all’impegno di oltre 24 milioni di cittadini residenti, si prevede di riciclare nel solo 2008 15mila tonnellate di cartoni. A soli 5 anni dalla sigla del protocollo d’intesa fra Tetra Pak e Comieco, il Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli imballaggi a base cellulosica, il bilancio è di oltre 800 milioni di cartoni per alimenti separati dai rifiuti indifferenziati ed avviati a riciclo.

A ciò si aggiunge l’attività di prevenzione: il peso dei contenitori negli ultimi 20 anni è stato ridotto del 30%, unendo al risparmio di carattere economico i benefici ambientali del risparmio di risorse.

Autore: Carla Favaro

Comitato scientifico