Combattere l’osteoporosi rappresenta attualmente uno dei maggiori obiettivi per la salute dell’Unione Europea.

In Italia questa malattia, per lo più asintomatica ma potenzialmente invalidante, interessa il 23% delle donne sopra i 40 anni ed il 14% degli uomini con più di 60 anni anche se solo una donna su due ed un uomo su cinque affetti da osteoporosi sanno di esserlo.

Perché preoccuparsene? Perché l’osteoporosi, caratterizzata da una progressiva diminuzione della massa ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, porta a fragilità ossea e conseguente aumento del rischio di fratture soprattutto nelle zone del polso, delle vertebre e del femore prossimale.

Le conseguenze delle fratture legate al femore (78.000 casi l’anno) sono molto pesanti: la mortalità è del 15-25%, la disabilità motoria colpisce più della metà dei pazienti nell’anno successivo alla frattura e solo il 30- 40% di queste persone riprende autonomamente le attività quotidiane.

Un problema simile è costituito dalle fratture vertebrali (più di 100.000 casi l’anno), spesso spontanee, la metà delle quali non sono diagnosticate.

Visto l’aumentare degli anziani nella popolazione, si stima che nei prossimi anni queste fratture aumenteranno di oltre la metà, con costi e ricadute sociali pesantissimi. Si capisce, dunque, perché sia importante prendere coscienza che l’osteoporosi è una malattia grave che va combattuta non solo quando si sia già instaurata ma soprattutto prima, cercando di prevenirla sin da piccoli con una dieta ed uno stile di vita adeguato.

Ma che ruolo hanno il calcio ed i prodotti lattiero caseari in questo contesto? E quali sono gli accorgimenti da adottare per avere ossa più forti?

Per saperlo abbiamo posto alcune domande a: Carlo Cannella Presidente INRAN, professore ordinario di scienza dell’alimentazione Università di Roma “La Sapienza”, Claudio Maffeis professore associato di Pediatria Università di Verona, Maria Luisa Brandi professore ordinario di endocrinologia Università di Firenze, Presidente F.I.R.M.O. Fondazione Raffaella Becagli.

E’ possibile leggere l’intervista al Professor Maffeis e alla Professoressa Brandi qui.

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CARLO CANNELLA
Presidente Istituto Nazionale per la ricerca degli Alimenti e la nutrizione
Professore, perché una adeguata assunzione di calcio è tanto importante per la salute delle ossa?

Fra calcio e scheletro c’è un legame molto stretto: dei 1000-1200 grammi di calcio presenti nel corpo di un adulto, circa il 99% si trova proprio nelle ossa e nei denti. Nelle ossa il calcio svolge innanzitutto un ruolo strutturale.

Il componente minerale dell’osso è costituito principalmente da cristalli di idrossiapatite che contengono grandi quantità di calcio e fosfato. L’osso però rappresenta anche una importante riserva di calcio, una sorta di “banca” alla quale l’organismo può attingere per le sue esigenze. Infatti il calcio, oltre che nella ossa e nei denti, è presente, seppure in quantità molto piccola (circa l’1% del totale), anche nel sangue e nei tessuti dove svolge funzioni biologiche e fisiologiche fondamentali per la sopravvivenza.

Proprio perché tali funzioni sono così importanti, i livelli di calcio in questi distretti devono essere mantenuti a concentrazioni fisse, con strettissimi margini di variazione.

Pertanto, se l’assunzione di calcio con la dieta è inadeguata, l’organismo, per mantenere normali livelli di calcio nel sangue, demineralizza l’osso.

Da quanto detto si capisce come una adeguata assunzione di calcio sia un fattore critico per mantenere uno scheletro sano.

E questo vale a tutte le età, in particolare nell’infanzia e nell’adolescenza. La maggior parte della massa ossea viene infatti accumulata entro i 18-20 anni, dopo aumenta progressivamente fino a raggiungere il “picco di massa ossea” fra i 20 e i 30 anni. Il picco di massa ossea dovrebbe corrispondere al valore massimo potenziale di massa ossea geneticamente programmato.

È di fondamentale importanza permettere al codice genetico di esprimere interamente la sua potenzialità attraverso l’acquisizione e il mantenimento di stili di vita adeguati, dal momento che aver raggiunto una sufficiente massa scheletrica all’inizio dell’età adulta permette di ridurre il rischio di fratture negli anni successivi.

In questo contesto, il calcio riveste un ruolo di primo piano. E’ stato stimato che variazioni nell’assunzione di questo minerale determinino differenze del 5-10% nel picco di massa ossea che, sebbene apparentemente piccole, implicano una variazione del 25-50% del rischio di frattura di anca in età avanzata.

Dopo i 40 anni, la massa del tessuto osseo va incontro ad un fisiologico processo di riduzione, sia a carico della componente proteica che della componente minerale.

In questa fase, una inadeguata assunzione di calcio può contribuire ad una perdita accelerata di tessuto osseo e allo sviluppo dell’osteoporosi.

In questo contesto, che ruolo hanno i prodotti lattiero caseari?

I prodotti lattiero-caseari sono la principale fonte di calcio alimentare. Il latte vaccino contiene in media 120 mg di calcio per 100 g, lo yogurt 125, i formaggi freschi circa 440 e quelli stagionati 1260 (valori medi).

Il calcio presente nel latte e nei suoi derivati è caratterizzato da una “biodisponibilità” maggiore rispetto a quello degli alimenti vegetali.

Questo va attribuito principalmente ad un rapporto tra calcio e fosforo ottimale, perché vicino a quello del nostro sangue (2:1), ad assenza di antinutrienti del tipo acido fitico e anche alla presenza di vitamina D (contenuta in particolare nei pesci grassi, nelle uova, nel fegato, nei formaggi grassi, nel burro) di fondamentale importanza per l’assorbimento del calcio.

Ed è proprio per questo che il consumo di “latte intero” è più efficace nel fornire Ca biodisponibile rispetto al latte magro in quanto contiene anche piccole quantità di Vit. D che essendo liposolubile è sciolta nella componente grassa del latte.

Normalmente nell’ambito di una dieta equilibrata, il calcio presente nel latte viene assorbito in misura del 40%, analogamente a quello presente nello yogurt e nei formaggi.

I prodotti lattiero-caseari non devono quindi essere mai esclusi dalla dieta senza reale necessità, soprattutto nei bambini e negli anziani.

Una recente analisi di 139 lavori scientifici, dal 1975 al 2001, ha portato alla conclusione che un’elevata assunzione di prodotti lattiero-caseari è la soluzione migliore in termini costo/ efficacia e costo/efficienza, per raggiungere e mantenere un buono stato di salute dell’osso.

La NAS (National Academy of Sciences americana) riconosce l’importanza degli alimenti naturali, non fortificati, come fonte preferenziale di Ca, poiché questi forniscono nutrienti e altri composti, non ancora identificati, che possono aumentare la biodisponibilità del Ca attraverso le interazioni tra nutrienti e/o non nutrienti.

Latte e derivati sono quindi “alleati delle ossa” se inseriti in una alimentazione complessivamente equilibrata, attenta ad evitare carenze ma anche eccessi.

A titolo di esempio possiamo citare le proteine che, indipendentemente dalla loro origine, se presenti in quantità eccessiva possono favorire la perdita di calcio con le urine. E’ quindi importante che il loro apporto si mantenga nel quantitativo raccomandato dai LARN (0,8 – 1 g per kg di peso corporeo desiderabile).

Bibliografia:

Osteoporosi: una malattia sociale. Epidemiologia, costi assistenziali, interventi terapeutici. Istituto Superiore di Sanità – Impatto economico delle fratture osteoporotiche in Europa e in Italia. International Osteoporosis Foundation (IOF) e Commissione Igiene e Sanità del Senato – OSTEOPOROSI E MALATTIE METABOLICHE DELL’OSSO a cura di C.V. Albanese e R. Passariello, UTET 2006 (pag. 43-69: Nutrizione e Prevenzione del rischio di osteoporosi; A. Pinto e C.Cannella) – Aldo Mariani Costantini, Carlo Cannella, Gianni Tomassi ALIMENTAZIONE E NUTRIZIONE UMANA Il Pensiero Scientifico Editore. Edizione 2006

Autore: Carla Favaro