Prodotti lattiero caseari, densità minerale ossea e osteoporosi

Approfondimenti tratti dal Libro Bianco sul latte e i prodotti lattiero caseari *

Infanzia e adolescenza

Qual è il rapporto tra latte, latticini, calcio e osteoporosi?

Partiamo affermando che un ridotto apporto di calcio può alterare il processo di acquisizione della massa ossea esponendo il bambino, e soprattutto l’adolescente, ad un aumentato rischio di fratture.

Sebbene non vi sia uniformità negli apporti raccomandati di calcio durante l’età evolutiva, introiti di calcio superiori a quelli generalmente consigliati potrebbero determinare un maggiore accumulo di massa ossea sia nel bambino che nell’adolescente.

L’effetto della supplementazione di calcio sulla densità minerale ossea si riduce progressivamente dopo la sua sospensione. Non è noto se è possibile aumentare i valori del picco di massa ossea attraverso una prolungata supplementazione di calcio durante l’età evolutiva.

L’apporto di calcio derivante dall’assunzione di latte e di prodotti lattiero-caseari è da preferirsi alla somministrazione farmacologica. Quest’ultima è indicata nei soggetti nei quali l’apporto di alimenti ad elevato contenuto di calcio è limitata per intolleranza al lattosio o per scarso gradimento degli stessi.

Alcuni studi hanno messo in evidenza una relazione tra apporto di calcio, accumulo di massa ossea durante l’età evolutiva e rischio di osteoporosi nell’età adulta. Fra i vari fattori nutrizionali che possono contribuire all’accumulo della massa ossea e all’acquisizione del suo picco, cioè il livello più elevato di massa ossea raggiunto da un individuo durante la vita, l’apporto di calcio sembra svolgere il ruolo più importante. L’acquisizione di un ottimale picco di massa ossea sembra rappresentare un metodo efficace per la prevenzione dell’osteoporosi.

Dovrebbe quindi essere assicurato un adeguato apporto di calcio durante l’età evolutiva.

Contrariamente a quanto ritenuto alcuni anni fa studi recenti hanno dimostrato che a livello delle vertebre lombari e del collo femorale che rappresentano, insieme al polso, le sedi più frequenti di fratture da osteoporosi, il picco di massa ossea viene raggiunto alla fine dell’adolescenza.

Picco di massa ossea e apporto di calcio

In altre sedi scheletriche, come il radio, il cranio e le falangi della mano, il picco di massa ossea viene invece acquisito più tardivamente, nell’età adulta.

L’accumulo della massa ossea durante l’età evolutiva si realizza soprattutto durante il periodo puberale risultando pari a circa il 40% della massa ossea adulta.

Il picco di massa ossea è il risultato dell’interazione tra fattori endogeni (genetici, razziali, ormonali) ed esogeni (nutrizionali, attività fisica, stile di vita); i fattori endogeni influirebbero per il 70 – 80% mentre i fattori esogeni, o ambientali, per il 20 – 30%.

Pertanto, è solo tramite l’effetto dei fattori ambientali che è possibile acquisire il completo potenziale del picco di massa ossea di un individuo. Inoltre, poiché i fattori ambientali sono modulabili essi possono influenzare sensibilmente i valori di densità minerale ossea.

Alcuni studi hanno messo in evidenza che, fra i vari fattori ambientali, l’apporto di calcio avrebbe un ruolo importante nel processo di acquisizione della massa ossea; comunque, tale effetto non è stato riportato da altri autori.

Queste divergenze potrebbero essere dovute a vari fattori confondenti tra i quali le diverse metodiche e sedi scheletriche utilizzate per la misurazione della densità minerale ossea e l’influenza di altri fattori ambientali.

Alcuni studi retrospettivi in giovani donne ed in donne in epoca post-menopausale hanno dimostrato che l’apporto di calcio, valutato mediante una stima del consumo di latte durante l’infanzia e l’adolescenza, potrebbe influenzare i valori di densità minerale ossea nell’età adulta.

Supplementazione di calcio per prevenire l’osteoporosi

Inoltre, studi in adolescenti hanno messo in evidenza che una diminuita assunzione di calcio rispetto agli apporti consigliati può associarsi a ridotti valori di densità minerale ossea e ad una aumentata incidenza di fratture, suggerendo una stretta dipendenza tra apporto di calcio e “resistenza” ossea.

Studi di bilancio hanno dimostrato che un incremento dell’apporto alimentare di calcio può associarsi ad una aumentata ritenzione fino a un livello soglia oltre il quale ulteriori incrementi determinano solo un aumento della calciuria. Pertanto, elevati apporti di calcio potrebbero determinare un maggiore accumulo di massa ossea ed evitarne l’insufficienza durante l’età evolutiva , svolgendo un ruolo importante nella prevenzione delle fratture da osteoporosi nell’età adulta.

Alcuni studi sembrano suggerire che un aumento dell’apporto di calcio, ottenuto mediante somministrazione farmacologica o con l’assunzione di latte e derivati, possa determinare un incremento dei valori di densità minerale ossea.

Matkovic et al. in uno studio su ragazze in epoca prepuberale ha dimostrato un incremento dei valori di densità minerale ossea a livello dello scheletro in toto e del radio prossimale dopo 4 anni nelle ragazze supplementate (circa 1500 mg/die) nei confronti delle non supplementate (circa 830 mg/die); tale incremento, comunque, non era più evidente dopo 7 anni.

Inoltre, è stato rilevato che, dopo circa 1 anno dalla sospensione della supplementazione farmacologica di calcio, i valori di densità minerale ossea nei soggetti supplementati risultavano sovrapponibili a quelli dei soggetti che non erano stati supplementati.

Soltanto uno studio ha messo in evidenza che gli aumentati valori di densità minerale ossea conseguenti ad una supplementazione dietetetica di calcio della durata di 12 mesi persistevano per 3-5 anni dopo la sospensione della supplementazione. Una recente revisione degli effetti dell’apporto di calcio sull’accumulo della massa ossea durante l’età evolutiva ha messo in evidenza che, al momento attuale, non vi sono forti evidenze in favore di un aumento dell’apporto dietetico di calcio per promuovere l’accumulo della massa ossea e che alcuni fattori confondenti (es. apporto di vitamina D o di altri fattori nutrizionali, oppure fattori legati all’accrescimento scheletrico) potrebbero avere influito sensibilmente sui risultati dei vari studi su tale aspetto.

Alcuni studi epidemiologici hanno documentato che, sia nei bambini che negli adolescenti, l’apporto dietetico di calcio può risultare notevolmente inferiore rispetto agli apporti consigliati. Tale situazione è evidente soprattutto negli adolescenti che spesso riducono drasticamente il consumo di latte e di prodotti lattiero-caseari per diminuire l’introito calorico (diete “fai da te”) sostituendoli con prodotti a base di frutta o di cola, oppure con merendine, oppure perché il latte viene considerato “un alimento per bambini”.

Inoltre, in alcuni casi, le informazioni sugli effetti benefici del calcio sulla salute ossea fornite dal medico curante ai genitori e all’adolescente stesso risultano piuttosto carenti.

Poiché il latte ed i prodotti lattiero-caseari (ed alcune acque minerali) rappresentano le principali fonti di approvvigionamento di calcio per un individuo, la loro eliminazione o la loro drastica riduzione dalla dieta può comportare il rischio di privare il tessuto osseo di un elemento importante per la sua crescita e mineralizzazione.

Conclusioni

L’apporto dietetico di calcio, oltre ad essere fondamentale per la crescita scheletrica e la mineralizzazione della cartilagine di crescita, sembra avere un ruolo importante nel processo di accumulo della massa ossea durante l’età evolutiva.

Gli apporti raccomandati di calcio consigliati durante l’età evolutiva non sono comunque ancora ben definiti riflettendo, probabilmente, i risultati derivanti da diversi studi di bilancio.

Inoltre, i dati a disposizione sono ancora insufficienti per definire con certezza se apporti di calcio superiori a quelli generalmente consigliati possano determinare l’acquisizione di un picco di massa ossea più elevato e, quindi, realizzare una più efficace prevenzione dell’osteoporosi. Infatti, gli effetti di una supplementazione di calcio sulla densità minerale ossea potrebbero essere transitori e dipendenti dalla durata della stessa.

Un aspetto importante da considerare è che non è semplice assicurare apporti elevati di calcio escludendo dalla dieta il latte ed i prodotti lattiero-caseari. Integrare il calcio senza latticini è complesso, per questo la supplementazione farmacologica di calcio dovrebbe essere utilizzata quando non è possibile utilizzare le fonti alimentari di calcio o per integrare un apporto insufficiente con gli alimenti, tenendo presente che una prolungata somministrazione farmacologica di elevate dosi di calcio può causare, qualora venga superata la soglia individuale di ritenzione, un aumento della sua escrezione urinaria con possibile rischio di nefrotossicità.

Mentre vi è evidenza che una notevole riduzione dell’apporto dietetico di calcio può determinare un ridotto accumulo di massa ossea e che questa può associarsi a fratture, è ancora incerto se l’incremento dell’accumulo della massa ossea conseguente ad una supplementazione di calcio al di sopra degli apporti raccomandati venga mantenuto nel tempo e consenta di ottenere un picco di massa ossea più elevato.

Studi longitudinali ed in doppio cieco che prevedano un apporto controllato di calcio ed una accurata misurazione della densità minerale ossea in diverse sedi scheletriche condotti fino all’acquisizione del picco di massa ossea potranno fornire risultati più attendibili sulla reale efficacia della supplementazione di calcio e sull’eventuale entità dell’incremento del picco di massa ossea.

* Libro Bianco sul latte e i prodotti lattiero caseari.

Analisi delle conoscenze scientifiche e considerazioni sul valore del consumo di latte e derivati. Progetto editoriale Assolatte con la partecipazione di: Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), anche in qualità di coordinatore degli Autori; Istituto Superiore di Sanità (ISS); Società Italiana di Gastroenterologia (SIGE); Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI); Società Italiana di Pediatria; Società Italiana di Medicina Interna (SIMI); Ministero della Salute.

Autore: Carla Favaro

Comitato scientifico