Alimentazione corretta e attività fisica regolare rappresentano due preziosi alleati per il benessere e quindi anche due obiettivi fondamentali per “Guadagnare Salute” .

Ma se, nel caso del semplice movimento, non sono necessari accorgimenti dietetici particolari, l’attività sportiva necessita invece di opportuni adattamenti, non solo per coprire la spesa energetica e gli aumentati fabbisogni di sostanze nutritive e protettive, ma anche per distribuire correttamente pasti e spuntini in modo da apportare il giusto rifornimento senza interferire con allenamenti e gare.

Ma chi dà consigli dietetici agli atleti?

Di fronte alle tante irrazionali proposte di diete ed integrazioni, viene il dubbio che troppo spesso ad occuparsi di questo argomento siano persone che non hanno la competenza per farlo e che si sentono autorizzate a distribuire consigli dietetici, trascurando i non pochi rischi che ne possono derivare. Rischi che sono ancora più temibili quando si tratta di soggetti giovani che non hanno ancora completato la crescita e lo sviluppo. Basta dare un’occhiata alla più recente letteratura per notare i tanti richiami in questo senso.

A titolo di esempio, ne citiamo tre.

Il primo giunge da un articolo, pubblicato da The Journal of Sports Sciences 1, che si sofferma sulla nutrizione nei giovani atleti, soprattutto quelli che praticano discipline che richiedono una particolare attenzione al peso corporeo. E sottolinea alcuni aspetti che differenziano i ragazzi dagli adulti, come il più elevato costo metabolico della locomozione o la preferenziale ossidazione dei grassi durante l’esercizio fisico.

Tutte caratteristiche che è necessario conoscere per formulare piani alimentari adeguati i quali, come sottolineano gli autori dell’articolo, devono trovare risposta in una dieta appropriata piuttosto che nel ricorso ad integratori (a meno che la loro necessità non sia clinicamente confermata).

In un altro articolo, pubblicato da Medicine and Sport Science 2 si parla invece dei fattori di rischio per le fratture ossee in bambini ed adolescenti normalmente attivi. Partendo dalla osservazione che tali fratture tendono a ripetersi con una certa frequenza negli stessi soggetti, vengono esaminati i fattori di rischio coinvolti. Fra questi: una bassa densità minerale ossea, fattori genetici, obesità, elevata esposizione ai traumi ed anche una alimentazione non corretta (incluso un inadeguato apporto di calcio alimentare, l’esclusione del latte dalla dieta ed un eccessivo consumo di alcune bibite gassate).

La terza pubblicazione riguarda, invece, un recente documento dell’American College of Sports Medicine 3 sulla cosiddetta “triade delle atlete” che prende il nome dal coinvolgimento di tre aspetti: comportamenti alimentari anomali, disfunzioni del ciclo mestruale e ridotta massa ossea.

Si tratta di una condizione che minaccia non solo le atlete professioniste, in particolare quelle impegnate in discipline che esaltano la magrezza o il basso peso corporeo come la ginnastica artistica, il nuoto, l’atletica leggera, ma in generale tutte le donne che praticano molta attività fisica, anche in palestra, senza alimentarsi correttamente.

Infatti l’apporto energetico inadeguato viene considerato il fattore responsabile dei problemia carico della salute riproduttiva e dello scheletro nella “triade”. Per la prevenzione o un precoce intervento, diventano prioritarie l’educazione delle atlete e di tutte le persone che stanno intorno ad esse, a cominciare da genitori e allenatori.

Sempre nella stessa ottica, è consigliabile che, fra i test a cui vengono sottoposte le atlete, venga inclusa anche una valutazione atta ad evidenziare la possibile presenza di questo problema, e lo stesso deve avvenire ogni qualvolta si presenti una delle tre condizioni della triade. È infatti necessario riconoscere il più precocemente possibile la presenza di questi disturbi dal momento che, se protratti nel tempo, possono portare a conseguenze serie, potenzialmente irreversibili, per la salute.

Bastano questi pochi spunti per capire come pratiche dietetiche inadeguate oppure una scarsa attenzione a certi segnali possano rappresentare dei rischi anche seri. Come comportarsi, quindi?

Ne abbiamo parlato con il dottor Maurizio Casasco, presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana, autore del commento autorevole di questo numero.

Il “commento autorevole”

Dottor Maurizio Casasco (Presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana)

La prima osservazione riguarda lo sport che, per essere davvero un prezioso alleato per la salute, va opportunamente tarato ed adattato ai requisiti dell’individuo. Come la dieta, del resto, che non può essere formulata a priori, senza tener conto delle caratteristiche del soggetto, compresi gusti, esigenze, impegni scolastici o di lavoro che possono richiedere opportuni adattamenti. In altre parole, proprio come i farmaci, anche l’attività sportiva e la dieta richiedono una specifica prescrizione, necessaria per poterne trarre i maggiori benefici e per evitare i rischi che potrebbero derivare da un loro uso improprio. In questo modo, alimentazione ed attività fisica diventano i due più potenti “antifarmaci” di cui disponiamo da utilizzare in modo sinergico e coordinato. Da quanto detto, risulta chiara la necessità di sottoporsi ad una visita medica accurata prima di intraprendere uno sport, anche per evidenziare eventuali segnali, fisici o psicologici, che richiedano attenzioni particolari.

La seconda osservazione riguarda l’uso, o più spesso l’abuso, di integratori, che pure dovrebbero essere soggetti a prescrizione che, una volta appurata la reale necessità, ne specifichi le giuste dosi ed i tempi di assunzione.

A questo riguardo, va comunque sottolineato che nella grande maggioranza dei casi, una alimentazione varia e ben bilanciata è in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali degli sportivi e comunque il ricorso ad integratori non può sopperire ad abitudini alimentari non corrette. La semplice acqua è già ricca di sali minerali tale da rappresentare un ottimo integratore delle perdite idrosaline nella stragrande maggioranza dei casi.

Ma altri alimenti naturali come il latte, la frutta, lo yogurt sono ricchi, oltre che di sali minerali, anche di vitamine, per cui una dieta varia che li comprenda nella giusta quantità non necessita di supplementazioni ulteriori ma rappresenta un ottimo esempio di reintegrazione naturale oltre a contenere elementi plastici ed energetici.

È certo che una corretta valutazione tra perdite determinate dall’esercizio fisico e necessità di reintegro può essere fatta in modo adeguato solamente da chi ha una specifica competenza nell’uno e nell’altro settore, come il Medico Specialista in Medicina dello Sport. Altre osservazioni vengono poi suggerite da una recente ricerca dal titolo “Scegli il benessere” condotta in Italia su oltre 30.000 persone nell’ambito del progetto FMSI-Barilla.

Osservando cosa, quanto e quando mangiano coloro che praticano attività fisica, emerge innanzitutto la necessità di una migliore distribuzione degli alimenti in rapporto agli orari degli allenamenti. Infatti, soprattutto laddove l’attività sportiva sia concentrata subito dopo o poco prima i tradizionali pasti principali, si rende necessario alleggerire questi ultimi, optando per alimenti essenzialmente ricchi di carboidrati o liquidi e particolarmente digeribili, da integrare con spuntini adeguati ed opportunamente distribuiti nella giornata.

La seconda osservazione riguarda la composizione dei pasti che in molti casi non sembra rispettare le raccomandazioni (per esempio, il consumo di frutta e verdura appare essere di molto inferiore alle 5-6 porzioni raccomandate).

Il terzo aspetto, che è anche quello più significativo, riguarda, in particolare per i più giovani, la non elevata disponibilità a cambiare il contenuto dell’alimentazione e gli orari dei pasti in funzione dell’attività fisica. Questo ci dice come sia difficile incidere sulle abitudini consolidate, ma anche come sia necessario sviluppare strategie in grado di modificare comportamenti non corretti.

Perchè una sana alimentazione ed una adeguata attività fisica sono due facce della stessa medaglia che concorrono a conseguire un unico obiettivo: un corretto stile di vita.”

Bibliografia

1) Meyer F, O’Connor H, Shirreffs SM. Nutrition for the young athlete. J Sports Sci. 2007 Dec; 25 Suppl 1:73-82

2) Goulding A. Risk factors for fractures in normally active children and adolescents. Med Sport Sci. 2007; 51:102-20

3) Nattiv A, Loucks AB, Manore MM, Sanborn CF, Sundgot-Borgen J, Warren MP; American College of Sports Medicine. American College of Sports Medicine position stand. The female athlete triad. Med Sci Sports Exerc. 2007 Oct; 39(10):1867-82

Autore: Carla Favaro