In relazione agli studi scientifici pubblicati nell’articolo “Il consumo di latte e derivati riduce il rischio di sviluppare il diabete”, pubblichiamo l’intervento della Dottoressa Marta Letizia Hribal, membro del Comitato Scientifico della Società Italiana di Diabetologia.

I dati sono molto solidi da un punto di vista statistico sia per l’elevato numero di soggetti esaminati che per la durata del follow-up, che per i 7 studi inclusi nella meta-analisi va da un minimo di 5 anni ad un massimo di 20 anni; una durata sufficiente a garantire che la maggior parte degli “eventi” (sviluppo della sindrome metabolica e/o del dia-bete di tipo 2) siano compresi nel periodo di osservazione.

Penso sia inoltre importante sottolineare, a riprova della validità di questi risultati, il fatto che sia lo studio francese che lo studio

statunitense sono stati pubblicati su Diabetes Care, una tra le più prestigiose riviste che si occupano della diabetologia clinica e della prevenzione del diabete mellito, che non è solita pubblicare studi su aspetti nutrizionali, a meno che, come in questi casi, non offrano ga-ranzie di serietà e non presentino potenzialità di chiari riscontri a livello clinico.

E quali sono le ipotesi dei ricercatori per spiegare le suddette associazioni?

Gli studi presi in considerazione sono studi osservazionali di associazione, quindi, per loro natura, non permettono di trarre conclusioni sui meccanismi fisiopatologici o molecolari che sono alla base del fenomeno osservato.

È però possibile formulare delle ipotesi che andranno successivamente verificate sia con studi in modelli sperimentali in vitro e su modelli animali, che, in un secondo momento, con studi di intervento su popolazioni selezionate in base all’elevato rischio di sviluppare la malattia diabetica.

Tra le possibili ipotesi che sono state avanzate dagli studiosi che si sono occupati dell’argomento, possiamo ricordare: il ruolo protettivo del calcio e della vitamina D contenuti nei prodotti lattiero caseari; per entrambe queste sostanze infatti è stato dimostrato un ruolo nell’accelerare il metabolismo dei grassi e quindi nel promuovere la perdita di peso e di conseguenza ridurre il rischio di sviluppare le patologie metaboliche, come il diabete, associate con l’obesità.

Altra ipotesi interessante è che un ruolo protettivo possa essere svolto dalle proteine del siero di latte.

In particolare in uno studio preliminare condotto qualche anno fa in un modello animale di insulino-resistenza ed obesità è stato osservato che quando queste proteine venivano somministrate ad animali che avevano, fino a quel momento, consumato una dieta diabetogena, si osservava un netto miglioramento della sensibilità insulinica.

Questi dati, benché ottenuti su un modello animale trattato per un breve periodo di tempo, suggeriscono che i prodotti lattiero caseari potrebbero avere una potenzialità non solo nella prevenzione della malattia in soggetti a rischio, ma addirittura nell’attenuare l’insulino-resistenza, condizione predisponente allo sviluppo del diabete franco, in soggetti che già l’abbiano sviluppata.

Autore: Carla Favaro

Comitato scientifico