Noi siamo abituati a pensare al calcio quasi solo in relazione alla salute delle ossa. Dalla letteratura, però, giungono sempre più numerose osservazioni sull’importanza di adeguate assunzioni di calcio anche per motivi diversi dalla prevenzione dell’osteoporosi.

Uno dei dati più recenti riguarda il rapporto fra calcio assunto con la dieta e longevità. Ad occuparsene sono stati alcuni ricercatori

del Karolinska Institutet di Stoccolma che, in uno studio recentemente pubblicato dall’American Journal of Epidemiology, hanno esaminato l’associazione fra calcio e magnesio assunti con la dieta e mortalità per tutte le cause, per malattia cardiovascolare o per tumore in più di 23.000 uomini svedesi di età compresa fra 45 e 79 anni, che sono stati seguiti per dieci anni (1).

Mettendo a confronto il terzile con gli apporti più elevati di calcio (in media 1953 mg di calcio al giorno) con quello con gli apporti più bassi (990 mg al giorno), essi hanno osservato che, rispetto alla persone con un basso consumo di calcio, quelle con un consumo elevato presentavano una riduzione statisticamente significativa del rischio di mortalità per tutte le cause del 25% e una riduzione non statisticamente significativa del rischio di mortalità per malattia cardiovascolare del 23%.

Non si sono, invece, osservate differenze riguardo alla mortalità per tumore. L’apporto di magnesio non è risultato associato con la mortalità.

In conclusione, commentano gli autori, un apporto di calcio superiore a quello giornaliero raccomandato potrebbe ridurre la mortalità per tutte le cause. Il calcio potrebbe influenzare la mortalità in vari modi, per esempio riducendo la pressione sanguigna o i livelli ematici di colesterolo o di glucosio.

Nello studio citato, nel quale i soggetti non facevano uso di integratori, le fonti principali di calcio erano rappresentate dai prodotti lattiero caseari e dai derivati dei cereali.

Non è la prima volta che un elevato consumo di calcio con la dieta viene associato con una riduzione della mortalità per tutte le cause (2) ma sono naturalmente necessari ulteriori ricerche per approfondire l’argomento. In ogni caso, vari altri studi suggeriscono che basse assunzioni di calcio possano rappresentare un fattore di rischio importante per altre patologie, oltre che per l’osteoporosi.

Fra queste, in particolare vanno citate la preeclampsia (3, 4), l’ipertensione, il cancro del colon (4). A questo riguardo, esistono alcuni dati che indicano che il calcio può ridurre l’incidenza di tale patologia.

E’ stato suggerito che gli acidi biliari e gli acidi grassi si leghino al calcio non assorbito e siano così rimossi dall’intestino. Ciò riduce il potenziale di effetti dannosi in caso di una loro aumentata permanenza nel colon (4).

Ancora, i soggetti che hanno più elevati apporti di calcio, specialmente dai prodotti lattiero caseari, hanno mostrato in diversi studi più bassi livelli di pressione arteriosa. I supplementi farmacologici di calcio non si sono dimostrati avere la stessa efficacia del calcio alimentare nel prevenire queste patologie (4).

Altri campi di interesse riguardano il possibile ruolo antiobesità del calcio -e dei prodotti lattiero caseari- (5): a questo proposito, anche un recente studio condotto su 119 donne in premenopausa che sono state seguite per un anno, ha evidenziato che l’apporto di calcio con la dieta era inversamente associato con l’aumento di grasso intraaddominale (6).

Infine, un altro campo di interesse riguarda la sindrome premestruale: in una review recentemente pubblicata da The Canadian Journal of Clinical Pharmacology che ha passato in rassegna vari elementi (erbe, vitamine e minerali) che potrebbero avere un ruolo nell’alleviare i sintomi di questa sindrome, si è concluso che solo per il calcio esistono evidenze di buona qualità per supportarne l’uso (7).

In sintesi, come affermano gli autori di un’altra recente review che ha esaminato i meccanismi molecolari scatenati dalle diete a basso contenuto di calcio “i professionisti della salute dovrebbero essere consapevoli delle complicanze nutrizionali (che possono derivare dalle suddette diete, ndr) e rafforzare il consumo di prodotti lattiero caseari per assicurare i livelli raccomandati di calcio e prevenire malattie.” (8)

Comprese, naturalmente, quelle delle ossa, riguardo alle quali è ben noto che una adeguata assunzione di calcio è necessaria per massimizzare il picco di massa ossea nell’età evolutiva, per mantenere la massa scheletrica nell’adulto e per minimizzare la perdita di massa ossea nell’età avanzata (4).

Bibliografia

1) J. Kaluza, N. Orsini, E. B. Levitan, A. Brzozowska, W.Roszkowski and A. Wolk.Dietary Calcium and Magnesium Intake and Mortality: A Prospective Study of Men American Journal of Epidemiology 2010 171(7):801-807

2) van der Pols JC, Gunnell D, Williams GM, Holly JM, Bain C, Martin RM. Childhood dairy and calcium intake and cardiovascular mortality in adulthood: 65-year follow-up of the Boyd Orr cohort. Heart. 2009 Oct;95(19):1600-6.

3) Kumar A, Devi SG, Batra S, Singh C, Shukla DK. Calcium supplementation for the prevention of pre-eclampsia Int J Gynaecol Obstet. 2009 Jan;104(1):32-6. Epub 2008 Oct 11.

4) Libro Bianco sul latte ed i prodotti lattiero caseari , Assolatte/ INRAN, 2006

5) Zemel MB. Proposed role of calcium and dairy food components in weight management and metabolic health.Phys Sportsmed. 2009 Jun;37(2):29-39.

6) Bush NC, Alvarez JA, Choquette SS, Hunter GR, Oster RA, Darnell BE, Gower BA. Dietary Calcium Intake Is Associated With Less Gain in Intra-Abdominal Adipose Tissue Over 1 Year. Obesity (Silver Spring). 2010 Mar 4.

7) Whelan AM, Jurgens TM, Naylor H. Herbs, vitamins and minerals in the treatment of premenstrual syndrome: a

Autore: Carla Favaro

Comitato scientifico