Il fumo di tabacco, proprio come l’alimentazione odierna, è uno dei comportamenti scorretti che comporta un carico di malattia importante in Italia. 

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Tra i principali rischi prevenibili con comportamenti adeguati, solo il fumo di tabacco sembra notevolmente diminuito, anche se è ancora il comportamento che produce maggior carico di malattia nei Paesi a medio e alto reddito, mentre nei Paesi a basso reddito questo ruolo spetta alla malnutrizione.

I primi cinque responsabili di maggiore perdita di salute In Italia e nei Paesi ad alto reddito sono rappresentati da: fumo di tabacco, al primo posto, seguito da iperglicemia, ipertensione, eccedenza ponderale (vale la pena ricordare che un italiano adulto su due è in eccedenza ponderale[4]) e consumo di bevande alcoliche.

Se si osservano i dati riportati in Figura 1, il fumo di tabacco comporta un carico di malattia enorme, pari a 3627 DALYs per 100,000 persone, rappresentato principalmente, anche se non esclusivamente, da tre patologie: malattie cardiovascolari, broncopneumopatie cronico ostruttive e tumori. Questi numeri, rapportati all’intera popolazione ci dicono che ogni anno gli italiani (compresi anche i non fumatori) sprecano due milioni di anni di buona salute o, se vogliamo, 13 giorni pro capite.

Ma quello che colpisce è che subito dopo il fumo di tabacco i comportamenti alimentari scorretti nella loro globalità (dieta non corretta e consumo di bevande alcoliche) comportano un carico di malattia identico a quello del fumo di tabacco (3622 DALYs per 100,000 persone) a significare quanto l’alimentazione odierna, molto squilibrata sia per quantità che per qualità, incida sulla salute, comportando un carico di malattia dello stesso ordine di grandezza di uno dei più noti e importanti fattori di rischio come il fumo.

Quindi oltre che con le sigarette gli italiani sprecano ogni anno altri due milioni di DALYs per comportamenti alimentari inadeguati che espongono all’insorgenza di numerose patologie, tra le quali per la maggior parte malattie cardiovascolari, diabete mellito e cancro.

Il carico di malattia per i fattori di rischio alimentari considerati (in tutto 15: 9 gruppi di alimenti, 5 macro/micronutrienti e infine fibra. In Tabella 1 sono riportati i valori sopra o sotto dei quali si delinea il rischio) è illustrato nella Figura 2.

Il consumo di bevande alcoliche, pur se riconducibile per certi versi a comportamento alimentare a rischio, è riportato in Figura 1 e non in Figura 2 perché nel documento GBD è classificato tra i rischi comportamentali, allo stesso livello del fumo di tabacco o dell’uso di droghe e non è compreso tra 15 fattori di rischio legati alla dieta.

Tra i comportamenti alimentari responsabili della maggior quantità di carico, il maggiore determinante è il basso consumo di cereali integrali, che in Italia è effettivamente molto scarso. Scendendo ancora troviamo l’eccessivo consumo di carne rossa, l’eccessivo consumo di carne processata e l’eccessivo consumo di sodio.

A seguire, con un certo “margine di distacco” dai primi si trova, nell’ordine, il basso consumo di legumi, di fibra, di frutta secca e fresca, l’alto consumo di bevande zuccherate, il basso consumo di verdura e di latte, l’alto consumo di grassi trans, e, per finire, i bassi consumi di acidi grassi omega-3 del pesce, di acidi grassi polinsaturi in genere e di calcio.

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Autore: PROF. ANDREA GHISELLI, Medico Internista, Presidente SISA – Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione

 

Bibliografia

1) Collaborators, G.B.D.D., Global age-sex-specific fertility, mortality, healthy life expectancy (HALE), and population estimates in 204 countries and territories, 1950-2019: a comprehensive demographic analysis for the Global Burden of Disease Study 2019. Lancet, 2020. 396(10258): p. 1160-1203.

2) Health, Life Expectancy at birth. 2021, Available online: https://data.oecd.org/healthstat/life-expectancy-at-birth.htm

3) Murray, C.J., A.D. Lopez, and D.T. Jamison, The global burden of disease in 1990: summary results, sensitivity analysis and future directions. Bull World Health Organ, 1994. 72(3): p. 495-509.

4) 1st Italian Obesity Barometer Report, in obesity Monitor. 2019.

5) Leclercq, C., et al., The Italian National Food Consumption Survey INRAN-SCAI 2005-06: main results in terms of food consumption. Public Health Nutr, 2009. 12(12): p. 2504-32.

6) Schwingshackl, L., et al., Food groups and risk of type 2 diabetes mellitus: a systematic review and meta-analysis of prospective studies. Eur J Epidemiol, 2017. 32(5): p. 363-375.

7) Schwingshackl, L., et al., Food Groups and Risk of Hypertension: A Systematic Review and Dose-Response Meta-Analysis of Prospective Studies. Adv Nutr, 2017. 8(6): p. 793-803.

8) Schwingshackl, L., et al., Food groups and risk of colorectal cancer. Int J Cancer, 2018. 142(9): p. 1748-1758.

9) Schwingshackl, L., et al., Food groups and risk of all-cause mortality: a systematic review and meta-analysis of prospective studies. Am J Clin Nutr, 2017. 105(6): p. 1462-1473.

10) Bechthold, A., et al., Food groups and risk of coronary heart disease, stroke and heart failure: A systematic review and dose-response meta-analysis of prospective studies. Crit Rev Food Sci Nutr, 2019. 59(7): p. 1071-1090.

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CARICO DI MALATTIA: QUANTO CONTA L’ALIMENTAZIONE

In Italia, i comportamenti alimentari scorretti nella loro globalità comportano un carico di malattia pari a 2 milioni di anni. Proprio come il fumo di tabacco, a riprova di quanto l’alimentazione odierna incida sulla salute.

 

 

 

 

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