Un’alimentazione protettiva per la salute, che minimizzi il carico di malattia, è caratterizzata dall’alta (ma non esclusiva) prevalenza di calorie provenienti da prodotti vegetali e di un consumo di prodotti animali che privilegi prodotti lattiero-caseari e pesce.

Scarica il numero di Marzo 2021 de Lattendibile

In Italia un basso consumo di latte, definito come in Tabella 1, inferiore a 500 ml al giorno, comporta un carico di malattia che corrisponde a 87 DALYs per 100,000 persone. Ciò significa, su base nazionale, che ogni anno in Italia si sprecano complessivamente più di 50 mila anni di vita sana ed è uno spreco di salute che potrebbe essere prevenuto semplicemente con una tazza di latte a colazione e qualche spuntino a base di latte.

Un consumo inadeguato di latte, invece, produce un carico di malattia equiparabile a quello prodotto dal basso consumo di vegetali o dall’alto consumo di bevande zuccherate, ed è, come si può vedere in Figura 1 e in Figura 3A, l’undicesimo fattore di rischio in termini di peso sulla salute. È una posizione che corrisponde alla media europea, che su 15 rischi legati alla dieta vede il basso consumo di latte al dodicesimo posto con fluttuazioni dovute alle abitudini alimentari dei diversi Paesi (Figura 3A).

Tuttavia nelle donne il basso consumo di latte produce maggiore danno sulla salute perché è al decimo posto nella popolazione femminile complessiva, ma sale al settimo posto nelle donne in età post menopausale, dai 50 ai 69, per poi occupare gli ultimi posti della classifica dopo i 70 anni. Significa che in questa fascia di età il basso consumo di latte fa più danni del basso consumo di frutta o di frutta secca in guscio. E anche questo è un fenomeno che si rileva negli altri Paesi europei e indica la necessità di ancora maggiore attenzione in questa fascia di età.

In Italia, in effetti, il consumo di latte sta sempre più diminuendo per una serie di motivi non sempre facilmente comprensibili come i gusti e le inclinazioni personali, la disponibilità dei prodotti e le influenze culturali, che cercheremo di approfondire in un prossimo numero de “Lattendibile”; fatto sta che secondo l’ultima indagine disponibile sui consumi alimentari degli italiani [5], i consumi di latte sono bassi in ogni fascia di età, soprattutto negli adulti nei quali il consumo di latte arriva a malapena ad un terzo delle raccomandazioni.

Il carico di malattia che deriva da un consumo troppo basso di latte, secondo il GBD è riferibile esclusivamente ad aumentato rischio di cancro del colon, anche se la letteratura scientifica comincia ad essere abbastanza ricca di evidenze derivanti da revisioni sistematiche e meta-analisi sul consumo di gruppi alimentari e rischio di malattie croniche, che indicano un effetto di bassi consumi di latte e in generale di prodotti lattiero-caseari anche nelle altre patologie croniche.

Uno dei gruppi più prolifici in questo campo lavora al dipartimento di epidemiologia dell’Istituto Tedesco di Nutrizione Umana a Berlino ed è capitanato da Lukas Schwingshackl. Questo gruppo nell’arco degli ultimi 4 anni ha pubblicato una serie di interessantissimi lavori che mostrano le relazioni lineari e non lineari tra consumo di diversi gruppi di alimenti e rischio di diverse malattie croniche [6-10]; in particolare gli autori confermano l’associazione inversa tra consumo di prodotti lattiero caseari e cancro del colon-retto [8], ma dimostrano un’associazione anche con le malattie cardiovascolari [10], il diabete [6] e l’ipertensione arteriosa [7], nonché con la mortalità per tutte le cause [9].

Gli autori riportano una relazione non lineare tra consumo di prodotti lattiero-caseari e mortalità generale: fino a 400 g al giorno si osserva una associazione inversa, vale a dire protettiva nei confronti della mortalità per tutte le cause; poi per consumi maggiori la curva comincia a risalire e mostra nessuna associazione (quindi né protezione, né rischio fino a consumi di 750 g al giorno e poi sale decisamente con una una correlazione positiva oltre 1000 g al giorno [9]).

Più netta è invece l’associazione inversa con il rischio di ipertensione che comporta una progressiva riduzione del rischio, fino al 15%, per consumi di circa 800 g al giorno [7]. Il rischio di cancro colorettale decresce all’aumentare del consumo di prodotti lattiero caseari fino a una riduzione del rischio del 17% per consumi intorno ai 400 g/d, ma rimane evidente anche per consumi maggiori[8]. Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari invece non sono state trovate associazioni significative sulla cardiopatia ischemica, ma un’associazione inversa nei confronti dello stroke, condizione per la quale l’assunzione di circa 500 g al giorno di prodotti lattiero-caseari eserciterebbe una protezione del 5% [10].

Integrando queste correlazioni con i DALYs provenienti dal GBD e con i consumi medi dei vari Paesi europei, gli autori hanno anche stimato quale potesse essere l’assunzione giornaliera minima o massima sicura per ogni fattore di rischio alimentare (il cosiddetto TMREL).

Come si vede in Tabella 2, per quello che attiene ai prodotti lattiero caseari, un consumo ottimale per la prevenzione del cancro colorettale e del diabete è di 720 g al giorno circa, mentre è di 620 g quello per la prevenzione stroke. Considerando tuttavia anche la cardiopatia ischemica, il consumo ottimale per la prevenzione delle malattie croniche è intorno ai 350 g al giorno, vale a dire le tre porzioni consigliate nelle Linee Guida per una sana alimentazione. Come si vede nella Tabella 2 la media di consumo in Europa è inferiore al TMREL, e ancor di più in Italia, dove i consumi sono ancora più bassi.

Per il DOWNLOAD DELLE FIGURE e DELLE TABELLE clicca qui.

Se analizziamo più attentamente il peso del cancro

L’effetto del consumo di latte sulle neoplasie è estremamente evidente quando analizziamo più approfonditamente la figura 2 prendendo in considerazione solamente il carico di malattia dovuto alle neoplasie da alimentazione non adeguata. In questo caso (Figura 4) il carico di malattia indotto da un basso consumo di latte è secondo solamente al basso consumo di cereali integrali.

Il cancro del colon retto è la neoplasia con il più alto carico di malattia tra le neoplasie legate alla dieta ed i maggiori determinanti sono il basso consumo di cereali integrali, latte, calcio e fibra e gli alti consumi di carni rosse e processate e di sodio.

Si può osservare anche che l’effetto del consumo di latte sul carico di malattia dipende solo parzialmente dal calcio, suggerendo così che un conto è l’assunzione di calcio tramite latte e un’altra la stessa assunzione di calcio da altre fonti. Il latte, infatti, è un alimento che apporta moltissimi altri nutrienti estremamente importanti non solo per l’osso ma per la salute in generale e per la prevenzione di una delle patologie neoplastiche a più alto impatto sulla salute. È pertanto riduttivo considerarlo un semplice contenitore di calcio.

Concludendo…

Ciò che emerge chiaramente dai dati sul carico di malattia è che un’alimentazione corretta e protettiva per la salute, che minimizzi il carico di malattia, è caratterizzata dall’alta (ma non esclusiva) prevalenza di calorie provenienti da prodotti vegetali (cereali integrali, frutta fresca e in guscio, verdura, legumi) e di un consumo di prodotti animali che privilegi prodotti lattiero-caseari e pesce.

Un’alimentazione di questo tipo sembra in grado di comportare un risparmio di circa il 50% dei DALYs attribuibili alle malattie croniche: cardiovascolari, diabete mellito, ipertensione e cancro del colon.

È evidente quindi quanto sia cruciale l’investimento in ambito preventivo per garantire la salute dell’uomo e dell’ambiente e la sostenibilità dei sistemi sanitari per fornire agli operatori della sanità pubblica e agli stakeholder tutte le informazioni in grado di diminuire le diseguaglianze nella salute e migliorare la qualità della vita.

Autore: PROF. ANDREA GHISELLI, Medico Internista, Presidente SISA – Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione

 

Bibliografia

1) Collaborators, G.B.D.D., Global age-sex-specific fertility, mortality, healthy life expectancy (HALE), and population estimates in 204 countries and territories, 1950-2019: a comprehensive demographic analysis for the Global Burden of Disease Study 2019. Lancet, 2020. 396(10258): p. 1160-1203.

2) Health, Life Expectancy at birth. 2021, Available online: https://data.oecd.org/healthstat/life-expectancy-at-birth.htm

3) Murray, C.J., A.D. Lopez, and D.T. Jamison, The global burden of disease in 1990: summary results, sensitivity analysis and future directions. Bull World Health Organ, 1994. 72(3): p. 495-509.

4) 1st Italian Obesity Barometer Report, in obesity Monitor. 2019.

5) Leclercq, C., et al., The Italian National Food Consumption Survey INRAN-SCAI 2005-06: main results in terms of food consumption. Public Health Nutr, 2009. 12(12): p. 2504-32.

6) Schwingshackl, L., et al., Food groups and risk of type 2 diabetes mellitus: a systematic review and meta-analysis of prospective studies. Eur J Epidemiol, 2017. 32(5): p. 363-375.

7) Schwingshackl, L., et al., Food Groups and Risk of Hypertension: A Systematic Review and Dose-Response Meta-Analysis of Prospective Studies. Adv Nutr, 2017. 8(6): p. 793-803.

8) Schwingshackl, L., et al., Food groups and risk of colorectal cancer. Int J Cancer, 2018. 142(9): p. 1748-1758.

9) Schwingshackl, L., et al., Food groups and risk of all-cause mortality: a systematic review and meta-analysis of prospective studies. Am J Clin Nutr, 2017. 105(6): p. 1462-1473.

10) Bechthold, A., et al., Food groups and risk of coronary heart disease, stroke and heart failure: A systematic review and dose-response meta-analysis of prospective studies. Crit Rev Food Sci Nutr, 2019. 59(7): p. 1071-1090.

Scarica il numero di Marzo 2021 de Lattendibile

 

colazione
CARICO DI MALATTIA: QUANTO CONTA L’ALIMENTAZIONE

In Italia, i comportamenti alimentari scorretti nella loro globalità comportano un carico di malattia pari a 2 milioni di anni. Proprio come il fumo di tabacco, a riprova di quanto l’alimentazione odierna incida sulla salute.

 

 

 

 

carico di malattia alimentazione

Carico di malattia: quanto conta l’alimentazione

In Italia, i comportamenti alimentari scorretti nella loro globalità comportano un carico di malattia pari a 2 milioni di anni ...
carico di malattia da alimentazione

Carico di malattia da alimentazione inadeguata in Italia

Il fumo di tabacco, proprio come l'alimentazione odierna, è uno dei comportamenti scorretti che comporta un carico di malattia importante ...
consumo basso latticini

Insufficiente consumo di latte

Un’alimentazione protettiva per la salute, che minimizzi il carico di malattia, è caratterizzata dall’alta (ma non esclusiva) prevalenza di calorie ...