Informare per educare: il modello italiano
L’etichettatura front-of-pack sembra essere una strategia promettente per aumentare la consapevolezza sulle scelte alimentari corrette. Ma mentre il sistema proposto dall’Italia mira a “educare” il consumatore, altri sistemi penalizzano i prodotti che caratterizzano la dieta mediterranea.
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Uno dei problemi più importanti e urgenti di salute pubblica è certamente il controllo dell’eccedenza ponderale e delle malattie croniche che derivano da malnutrizione per eccesso. Nel numero di marzo abbiamo approfondito quanto sia gravoso il carico di malattia legato all’eccedenza ponderale.
L’enorme disponibilità, accessibilità e diffusione di alimenti molto ricchi di calorie, grassi, sale e zucchero, estremamente appetibili ai gusti dei consumatori (e di questo ne vedremo il motivo più avanti), accanto alla mancanza quasi completa di attività fisica, è responsabile dell’aumento un po’ ovunque dell’eccedenza ponderale.
L’OMS nel suo “global action plan” per la prevenzione delle malattie non trasmissibili [1], individua l’urgenza di ridurre proprio l’apporto di calorie, grassi saturi, sale e zucchero. Queste indicazioni sono state raccolte dalla Comunità europea e tradotte nel regolamento 1169 del 2011 che disciplina la fornitura di informazioni sugli alimenti destinati al consumatore.
Tale documento ha reso obbligatoria una dichiarazione nutrizionale sul retro della confezione, ma ha anche invitato gli Stati membri a sviluppare forme supplementari di espressione e presentazione che possano aiutare i consumatori a comprendere meglio la dichiarazione nutrizionale (ciò che viene comunemente chiamato “Front-of-pack labelling”).
È ovvio che i quattro nutrienti critici riportati in etichetta non siano gli unici parametri da tenere in considerazione per la salute e sarebbe un errore ridurre la valenza nutrizionale di un alimento a calorie, grassi saturi, sale e zucchero, poichè è estremamente importante anche la sicurezza alimentare, l’impronta ecologica, gli interferenti endocrini, i residui di agro e zoofarmaci, i metalli pesanti ecc., ma questi costituiscono una parte, se pur importante, minoritaria sul carico globale di malattia da malnutrizione per eccesso.
Le strategie per indirizzare il consumatore verso scelte migliori
Ciò che è chiaro è che sia improcrastinabile l’individuazione di strategie efficaci per arginare o quanto meno ridurre il problema, e, poiché i determinanti delle scelte alimentari sono diversi, diverse saranno anche le strategie da mettere in campo.
Diversi sono infatti i fattori che guidano il consumatore verso quelle scelte e quei comportamenti alimentari e che possono nel breve o nel lungo periodo portare ad un’alimentazione che ecceda i fabbisogni.
I determinanti biologici, come la spinta verso il consumo di alimenti ricchi di grassi, calorie, zuccheri e sale, sono ben poco modificabili, poiché è legge scritta nel corredo genetico di ogni essere vivente e risponde alla teoria dell’optimal foraging [2] secondo la quale, di fronte alla scelta di due differenti fonti di energia, si sceglie quella a maggiore redditività, vale a dire che consente di ottenere il maggiore quantitativo di calorie con la minima spesa di tempo e di energia per cercarla, prepararla e consumarla.
In altre parole, l’uomo è programmato per la scelta di alimenti caloricamente molto densi, soprattutto se il costo da pagare per il loro ottenimento è molto basso. Questo non accadeva fino a qualche centinaio di anni fa, poiché calorie, grassi, zucchero e sale erano costosi sia in termini economici che di fatica fisica necessaria per il loro ottenimento e non erano così facilmente disponibili ed accessibili per tutti; oggi che sono (e direi per fortuna) così diffusamente accessibili sotto ogni punto di vista e che non dobbiamo pagarli con imponente fatica fisica, abbiamo soltanto un’arma per resistere alla tentazione genetica: l’autocontrollo.
Questa premessa è necessaria per condurre il ragionamento del lettore verso l’analisi delle strategie più efficaci, perché appare chiaro che la partita è tra la spinta verso determinati comportamenti dettata dalla predisposizione genetica (pur con tutte le variabili interindividuali) e la capacità di resistere a tale spinta.
La grande disponibilità di consumo di cibi e bevande in grado di dare gratificazione immediata attivando i centri del piacere attraverso una maggiore produzione di dopamina, incoraggia ovviamente un comportamento alimentare emotivo che provoca nell’immediato un miglioramento dell’umore, ma aumenta il rischio di un consumo eccessivo di calorie [3]. Le scelte del consumatore dipenderanno dalla lotta interiore tra due spinte contrastanti, quella istintiva che spinge verso la felicità e quella dell’autocontrollo [4].
Le scelte del consumatore dipendono dalla lotta interiore tra due spinte contrastanti
Esistono diverse strategie per rendere meno accessibili alcuni alimenti e indirettamente aumentare l’autocontrollo: un po’ come è stato fatto per le sigarette, la tassazione delle bevande alcoliche [5] o zuccherate [6, 7] può essere una delle strategie, anche se siamo consapevoli che ogni tassazione comporta una regressione economica, ma i costi/benefici sarebbero a favore dell’intervento [6]. O ancora la regolamentazione degli orari e le modalità degli spot pubblicitari, soprattutto se rivolti ai bambini [8].
Altri interventi passano attraverso l’esposizione e la collocazione degli alimenti nei punti vendita [9], o la crescita della consapevolezza sulle conseguenze di una dieta scorretta [10] o ancora l’esposizione delle informazioni nutrizionali sui menu dei ristoranti [11].
Si tratta di azioni che, sia rendendo più cari determinati alimenti o più difficili da comprare, sia più espliciti nella dichiarazione dei contenuti, puntano sull’aumento dell’autocontrollo del consumatore. E l’etichettatura Front-of-Pack è stata identificata come una possibile e promettente strategia, poiché rappresenta un sistema molto semplice e gradito al consumatore come aiuto per le scelte alimentari.
Autore: PROF. ANDREA GHISELLI, Medico Internista, Presidente SISA – Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione
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L’etichettatura front-of-pack sembra essere una strategia promettente per aumentare la consapevolezza sulle scelte alimentari corrette. Ma mentre il sistema proposto dall’Italia mira a “educare” il consumatore, altri sistemi penalizzano i prodotti che caratterizzano la dieta mediterranea.