Vediamo quali sono i difetti del Nutri-score e come funziona invece il Nutrinform Battery, il sistema di etichettatura proposto dall’Italia.

Scarica il numero di Ottobre 2021 de Lattendibile

Icalcoli attraverso i quali si attribuisce il punteggio vengono fatti su 100 grammi di prodotto, trascurando quindi la porzione effettiva consumata. Alcuni alimenti vengono consumati in quantità misurabili in chilogrammi (acqua, frutta e verdura), altri in ettogrammi (carne, latte, formaggio, legumi, pane e pasta…) altri ancora in decagrammi (biscotti, frutta secca in guscio, olio…) e l’appiattimento sui 100 grammi è certamente una fonte di errore.

Un altro difetto è la soggettività che espone il sistema a negoziabilità e flessibilità. Come si vede in figura 2, sono stati arbitrariamente scelti dei cut-off per l’attribuzione dei vari punteggi: 1 punto ogni 4,5 grammi di zucchero, per esempio, o ancora 1 punto per ogni grammo di grassi saturi o, tra i premi, per esempio 1 punto ogni 0,7 grammi di fibra oppure 1 punto per ogni 1,6 grammi di proteine.

Ora a parte il fatto che non possiamo certamente considerare le proteine come fattore “premiante” poiché tutto possiamo dire della dieta occidentale tranne che ne sia carente, è evidente che, anche se i cut-off sono stati attribuiti da una commissione scientifica e siano anche con- divisibili, non sono scientifici e la scelta è del tutto arbitraria. Ragionevole certamente, ma arbitraria.

Ne è la prova il fatto che l’algoritmo originale del 2017 classificava l’olio extra-vergine di oliva come poco raccomandabile, categoria D, al pari di tutti gli oli e grassi. In seguito alle giuste proteste, sia dei produttori di olio di oliva, sia di molti scienziati, è stato modificato l’algoritmo ed è stato introdotto un fattore premiante per gli oli di oliva, colza e nocciola, i quali da agosto 2019 sono stati promossi a tavolino di una categoria e da D sono passati a C.

Oltretutto non si ravvede la motivazione scientifica per la quale la stessa sorte non sia capitata agli oli di mais, girasole, soia o arachide, che continuano a rimanere inspiegabilmente nella categoria D. E’ possibile che in seguito a rimostranze anche per loro possa essere prevista una promozione, stante la negoziabilità del sistema.

Ma quello che preoccupa maggiormente e che ritengo sia il difetto maggiore è il già menzionato appiattimento della classifica sui 100 grammi di prodotto e non sulla porzione effettivamente consumata. Ciò fa sì che alimenti che hanno una porzione inferiore ai 100 grammi (ad esempio il già menzionato olio, oppure un formaggio stagionato) vengano classificati in maniera peggiore di alimenti la cui porzione è superiore, ad esempio pizza o patatine fritte.

Questo comporta che una pizza margherita, o una porzione di patatine, o un intero pasto in un fast food (vedi figura 3) ottengano un punteggio che li pone nel colore verde (categoria B). Non voglio certo stigmatizzare il ricorso al “fast food”, ma utilizzarlo come esempio per far capire che alimenti che normalmente consideriamo di non poter consumare ogni giorno e in grandi quantità, ci vengono invece proposti come “verdi”; addirittura per le patatine fritte, sia che la porzione sia piccola che grande, viene comunque mantenuta costante la categoria verde, esattamente per il fatto che il calcolo viene fatto su un quantitativo fisso di 100 grammi.

E per la pizza margherita lo stesso, il verde viene attribuito sui 100 grammi di prodotto, mentre sappiamo bene che una pizza è circa 4 volte tanto e un sistema di questo tipo può essere ingannevole per il consumatore.

Alimenti che hanno una porzione inferiore ai 100 grammi vengono classificati in maniera peggiore di alimenti la cui porzione è superiore

I consumatori, infatti, sviluppano atteggiamenti contradditori nell’acquisto di quegli alimenti che come detto più sopra sono molto gratificanti, perché si rendono conto della loro ricchezza di calorie, grassi o zuccheri e in questi casi uno dei meccanismi che guidano le scelte è proprio l’autocontrollo: consumatori con basso autocontrollo hanno maggiori probabilità di sviluppare un‘eccedenza ponderale, così come sono spesso destinati a minore successo nella perdita di peso, nel caso in cui iniziassero un percorso nutrizionale [20, 21].

Ad oggi la numerosa letteratura sull’effetto delle etichette alimentari dimostra chiaramente come il consumatore associ al colore verde il significato di “sano”, “naturale”, “leggero”, a causa della valenza positiva legata a questo colore (indicazione di via libera) e come quest’associazione sia in grado di influenzare i giudizi relativi alla salute, indipendentemente dalle informazioni nutrizionali riportate in etichetta.

Il consumatore associa al colore verde a significati positivi, indipendentemente dalle informazioni nutrizionali riportate in etichetta

La ricerca ha anche dimostrato come, in presenza di uno stesso prodotto confezionato con due differenti etichette, una verde e una rossa, non solo il consumatore scelga il prodotto etichettato con il colore verde, ma non si soffermi sulle altre informazioni riportate in etichetta [22]. Percepisce il prodotto come maggiormente salutare e aumenta la porzione consumata.

Questo comportamento è già stato descritto per altri prodotti alimentari, la cui associazione con presunte migliori qualità salutari potrebbe contribuire, piuttosto che arginare, allo sviluppo dell’obesità [13, 15, 22].

Nutrinform Battery

Di tutt’altra natura è invece il sistema di etichettatura proposto dall’Italia, il Nutrinform Battery che è un sistema informativo e non direttivo, non guidato dai colori ma dal contenuto di energia e nutrienti presenti nella porzione di alimento effettivamente consumata. Non presta quindi il fianco ad interpretazioni distorte da parte del consumatore e non lo distoglie dalla consultazione della dichiarazione nutrizionale costruita sui 100 grammi, presente sul Back-of-Pack e con la quale il consumatore potrà paragonare prodotti simili e lo educa inoltre al concetto di porzione.

Inoltre stimola i produttori ad adeguare le porzioni dichiarate in etichetta a quelle stabilite dalla comunità scientifica attraverso i LARN [23].

In figura 4 il confronto tra Nutri-score e Nutrinform su una pizza margherita. Con un sistema oggettivo e costruito sulla porzione, il consumatore percepisce immediatamente che la pizza che sta consumando occuperà più del 70% dello spazio giornaliero consentito per i grassi saturi, quasi la metà per l’energia giornaliera e più della metà per quanto riguarda il sale, mentre percepirà lo stesso prodotto come alimento da mangiare con tranquillità nel caso di etichettatura col sistema Nutri-score.

Il Nutrinform è in grado di focalizzare quindi l’attenzione del consumatore sulla porzione effettivamente consumata, senza vietarne o promuoverne nessuno, ma dando informazione di come e quanto quella porzione di alimento si inserirà nella giornata alimentare. Con questo sistema il consumatore verrà guidato verso scelte nutrizionali più consapevoli e accompagnato in un percorso di miglioramento delle conoscenze alimentari, aiutando (e non contrastando) gli sforzi che le istituzioni e le Società Scientifiche dei diversi Paesi stanno facendo per la promozione della educazione alimentare, strumento fondamentale ed indispensabile, se non unico, per operare scelte alimentari migliori e rafforzare l’autocontrollo

Un’etichetta di questo genere aiuta il consumatore a prendere consapevolezza delle porzioni di un prodotto e stimola l’industria alimentare non solo alla riformulazione di prodotti critici, ma alla riduzione della porzione in modo che il consumatore preferisca quegli alimenti che hanno un impatto minore sulla sua giornata alimentare. La letteratura scientifica dimostra chiaramente che l’aumento delle porzioni è stato ed è responsabile di iperconsumo, mentre al contrario una riduzione della porzione riduce effettivamente la quantità di alimento consumato.

Il sistema italiano è stato sottoposto a giudizio dei consumatori per quanto riguarda comprensione, gradimento e utilità nell’indirizzare verso scelte migliori e i risultati confermano che si tratta di un sistema semplice, comprensibile ed in grado di permettere di effettuare scelte migliori. In confronto con il Nutri-score, il Nutrinform si è dimostrato capace di aiutare i consumatori a comprendere le informazioni in modo pertinente ed ha ottenendo migliori prestazioni in tutti i Paesi rispetto al Nutri- score [24], rispetto al quale è risultato anche più informativo e utile [25].

Un lavoro di intervento, non ancora pubblicato, ha dimostrato che il Nutrinform è in grado di stimolare ed aumentare le conoscenze nutrizionali del consumatore e la promozione dell’educazione alimentare è una delle migliori strategie per avvicinare i consumatori ad una dieta migliore [26].

Un sistema come il Nutri-score, al contrario, non migliorerà l’educazione del consumatore e gli darà falsa percezione di salubrità di determinati alimenti. Inoltre il Nutri-score promuoverà quegli alimenti che possono essere riformulati o costruiti in laboratorio tenendo d’occhio i cut-off stabiliti nell’algoritmo, sostituendo magari lo zucchero con edulcoranti, o sgrassando ed aggiungendo aromi, in modo da rendere gradevole un prodotto altrimenti poco appetibile.

Per il DOWNLOAD DELLE FIGURE clicca qui

Autore: PROF. ANDREA GHISELLI, Medico Internista, Presidente SISA – Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione

Bibliografia

  1. WHO, Global NCD Action Plan 2013-2020, W.H. Organization, Editor. 2013.
  2. Cook, R.M. and B.J. Cockrell, Predator ingestion rate and its bearing on feeding time and the theory of optimal diets. Journal of Animal Ecology, 1978. 47: p. 529-547.
  3. Singh, M., Mood, food, and obesity. Front Psychol, 2014. 5: p. 925.
  4. Hoch, S.J. and G.F. Loewenstein, Time-inconsistent Preferences and Consumer Self-Control. Journal of Consumer Research, 1991. 17(4): p. 492-507.
  5. Wagenaar, A.C., M.J. Salois, and K.A. Komro, Effects of beverage alcohol price and tax levels on drinking: a meta-analysis of 1003 estimates from 112 studies. Addiction, 2009. 104(2): p. 179- 90.
  6. Backholer, K., et al., The impact of a tax on sugar-sweetened beverages according to socio- economic position: a systematic review of the evidence. Public Health Nutr, 2016. 19(17): p. 3070-3084.
  7. Colchero, M.A., et al., Beverage purchases from stores in Mexico under the excise tax on sugar sweetened beverages: observa- tional study. BMJ, 2016. 352: p. h6704.
  8. Chambers, S.A., et al., Reducing the volume, exposure and nega- tive impacts of advertising for foods high in fat, sugar and salt to children: A systematic review of the evidence from statutory and self-regulatory actions and educational measures. Prev Med, 2015. 75: p. 32-43.
  9. Slapø, H., et al., Efficiency of In- Store Interventions to Impact Customers to Purchase Healthier Food and Beverage Products in Real-Life Grocery Stores: A Systematic Review and Meta- Analysis. Foods, 2021. 10(5).
  10. Wijayaratne, S.P., et al., Food literacy, healthy eating barriers and household diet. European Journal of Marketing, 2018. 52 (12): p. 2449-2477.
  11. Crockett, R.A., et al., Nutritional labelling for healthier food or non-alcoholic drink purchasing and consumption. Cochrane Database Syst Rev, 2018. 2(2): p. Cd009315.
  12. Obesity, W.H.O.C.o. and O. World Health, Obesity : prevent- ing and managing the global epidemic : report of a WHO consultation. 2000, World Health Organization: Geneva.
  13. Geyskens, K., et al., The Back- door to Overconsumption: The Effect of Associating “Low-Fat” Food with Health References. Journal of Public Policy & Mar- keting, 2007. 26(1): p. 118-125.
  14. Oostenbach, L.H., et al., Systematic review of the impact of nutrition claims related to fat, sugar and energy content on food choices and energy intake. BMC Public Health, 2019. 19(1): p. 1296.
  15. Wansink, B. and P. Chandon, Can “Low-Fat” Nutrition Labels Lead to Obesity? Journal of Marketing Research, 2006. 43(4): p. 605- 617.
  16. Cleeren, K., et al., Regular or low-fat? An investigation of the long-run impact of the first low-fat purchase on subsequent pur- chase volumes and calories. International Journal of Research in Marketing, 2016. 33 (4): p. 896-906.
  17. Delhomme, V., Front-of-pack nutrition labelling in the European Union: a behav- ioural, legal and political analysis. European Journal of Risk Regulation, 2021: p. 1-24.
  18. Shrivastava, S.R., P.S. Shrivastava, and J. Ramasamy, Adoption of the Nutri-score system in France to reduce the incidence of noncommunicable diseases. J Res Med Sci, 2017. 22: p. 111.
  19. Julia, C. and S. Hercberg. Nutri-Score: Evi- dence of the effectiveness of the French front-of-pack nutrition label. 2018.
  20. Fan, M. and Y. Jin, Obesity and Self-Control: Food Consumption, Physical Activity and Weight-Loss Intention. Applied Economic Perspectives and Policy,, 2014. 36(1): p. 125 -145.
  21. Leahey, T.M., et al., A preliminary investiga- tion of the role of self-control in behavioral weight loss treatment. Obesity research & clinical practice, 2014. 8(2): p. e149-e153.
  22. Schuldt, J.P., Does green mean healthy? Nutrition label color affects perceptions of healthfulness. Health Commun, 2013. 28(8): p. 814-21.
  23. LARN, Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la popolazione italiana. IV Revisione – Standard quantitativi delle porzioni, ed. SIC. 2014, Milano: SINU.
  24. Mazzu, M.F., et al., A cross-country experi- mental study on consumers’ subjective un- derstanding and liking on front-of-pack nutri- tion labels. Int J Food Sci Nutr, 2021: p. 1-15.
  25. Mazzu, M.F., S. Romani, and A. Gambicorti, Effects on consumers’ subjective under- standing of a new front-of-pack nutritional label: a study on Italian consumers. Int J Food Sci Nutr, 2021. 72(3): p. 357-366.
  26. Capacci, S., et al., Policies to promote healthy eating in Europe: a structured re- view of policies and their effectiveness. Nutr Rev, 2012. 70(3): p. 188-200.

Scarica il numero di Ottobre 2021 de Lattendibile

 

colazione
INFORMARE PER EDUCARE: IL MODELLO ITALIANO

L’etichettatura front-of-pack sembra essere una strategia promettente per aumentare la consapevolezza sulle scelte alimentari corrette. Ma mentre il sistema proposto dall’Italia mira a “educare” il consumatore, altri sistemi penalizzano i prodotti che caratterizzano la dieta mediterranea.

informare per educare

Informare per educare: il modello italiano

L’etichettatura front-of-pack sembra essere una strategia promettente per aumentare la consapevolezza sulle scelte alimentari corrette. Ma mentre il sistema proposto ...
L'etichettatura Front-of-Pack

L’etichettatura Front-of-Pack

Dobbiamo distinguere ciò che è gradito al consumatore da ciò che è utile alla salute del consumatore: le due cose ...
I punti critici del Nutri-score

I punti critici del Nutri-score

Vediamo quali sono i difetti del Nutri-score e come funziona invece il Nutrinform Battery, il sistema di etichettatura proposto dall’Italia ...