Veniamo dunque al punto cruciale: dove sono le prove scientifiche che dimostrano gli effetti benefici a lungo termine di questa dieta?

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Ci sono alcuni studi che dimostrano che, seguendo la dieta Paleo, è possibile ridurre la glicemia, ma si tratta di ovvietà: un’alimentazione a base di carne che esclude i cereali e lo zucchero non richiede l’intervento dell’insulina e, per questo motivo, la glicemia scende! Stessa cosa si può dire per la perdita e il mantenimento del peso corporeo: ogni dieta proteica produce questo effetto, ma con conseguenze dannose per la salute renale se protratta per un tempo eccessivo.

Sono appunto gli effetti a lungo termine che creano la falla: eliminare interi gruppi alimentari comporta una nutrizione squilibrata. L’esclusione dei prodotti lattiero-caseari riduce l’assunzione di calcio e vitamina D (latte e prodotti lattiero-caseari contribuiscono con il 51% del calcio e il 58% di vitamina D); evitando i cereali si riducono le vitamine del gruppo B ed evitando i legumi si perde una forma a basso costo di proteine, vitamine, minerali e fibre.

Un’alimentazione sana dovrebbe includere cibi provenienti da tutti e cinque i gruppi alimentari. Le domande che bisognerebbe fare alla scienza per dare un giudizio sensato a questo regime alimentare sono: quali sono le conseguenze indesiderate a lungo termine di una dieta così ricca di grassi e proteine, e a basso contenuto di calcio sulla salute? La dieta Paleo aumenta il rischio di osteoporosi e malattie cardiovascolari? Tali studi non sono stati condotti o comunque non sono disponibili dati certi.

La dieta mediterranea vince su tutti i fronti

La parola definitiva alla questione arriva dalle evidenze scientifiche. Vari e autorevoli studi dimostrano che le diete basate su un alto consumo di alimenti vegetali come cereali integrali o tuberi, verdura, legumi e frutta secca promuovono la salute e la longevità. Il modello alimentare migliore per vivere a lungo e in salute è appunto la dieta mediterranea basata principalmente su prodotti di origine vegetale e adeguate quantità di alimenti di origine animale su cui spiccano latticini e pesce (6).

A questo proposito, è bene ricordare che i latticini compaiono nella piramide alimentare nella sezione ‘consumo quotidiano’. Mentre un consumo eccessivo di prodotti carnei – come appunto previsto dalla paleodieta – rappresenta un indiscutibile fattore di rischio (7). Oggi, il vero pericolo per la salute dell’uomo sono gli alimenti altamente processati, ricchi di zuccheri, sale, grassi idrogenati di origine industriale e additivi chimici come coloranti e conservanti.

In conclusione, qualsiasi sia il motivo per cui ci si avvicina a una dieta di moda, meglio stare alla larga da sconclusionati regimi alimentari ‘nostalgici’ tanto più se risalenti al tempo in cui l’assideramento era un fatto normale, e al posto di cani e gatti domestici c’erano animali selvatici dai denti a sciabola con cui competere per il pasto! Per dimagrire e stare in salute, mangiamo più verdure, un piatto di pasta al dente con una spolverata di Parmigiano e andiamo a fare due passi… pensando alla fortuna di avere un supermercato vicino a casa!

PERCHÉ LA DIETA PALEO PIACE SOPRATTUTTO IN USA

La dieta paleolitica, di fatto, è una dieta proteica, priva di zuccheri aggiunti e a basso carico glicemico e, come tale, utile per dimagrire e mantenere più facilmente il peso. Ecco spiegato il motivo della sua popolarità, soprattutto negli Stati Uniti, patria dell’obesità causata dal junk food, ma anche delle diete “carnivore”. In Usa, la maggior parte delle persone acquista cibo pronto e mangia fuori casa, con effetti catastrofici sulla linea e la salute: l’alimentazione tipica americana contiene oltre 100 g di zuccheri aggiunti al giorno (quando il massimo consigliato dall’OMS è il 10% delle calorie quotidiane), nascosti nei cibi più comuni come, per esempio, il pane che può contenere oltre il 10% di zuccheri e le salse, onnipresenti sulle tavole.

Anche la pasta, in USA, ha un potenziale ingrassante notevole: essendo sempre eccessivamente cotta (peggio ancora se cucinata e confezionata per il consumo) acquisisce un indice glicemico ben maggiore rispetto a quella cotta al dente, come da tradizione italiana. Da questa realtà è facile comprendere perché, in questi Paesi, le diete low carb spopolano: tutti i carboidrati sono considerati nemici, al contrario della più “innocente” carne.

Autore: SAMANTHA BIALE, nutrizionista e giornalista

 

Bibliografia

1) Itan Y, Powell A, Beaumont MA, Burger J, Thomas MG. The Origins of Lactase Persistence in Europe. PLoS Computational Biology, 2009; PLoS Computational Biology, 5 (8): e1000491 DOI: 10.1371/journal.pcbi.1000491

Enattah, N. S.; Jensen, T. G. K.; Nielsen, M.; Lewinski, R.; Kuokkanen, M.; Rasinpera, H.; El-Shanti, H.; Seo, J. K.; Alifrangis, M.; Khalil, I. F.; Natah, A.; Ali, A.; and 10 others: Independent introduction of two lactase-persistence alleles into human populations reflects different history of adaptation to milk culture. Am. J. Hum. Genet. 82: 57-72, 2008.

2) Di Stefano, M.; Veneto, G.; Malservisi, S.; Cecchetti, L.; Minguzzi, L.; Strocchi, A.; Corazza, G.R – Lactose malabsorption and intolerance and peak bone mass – Gastroenterology Volume: 122, Issue: 7, June, 2002, pp. 1793-1799

Janner, M.; Mullis, P. E. Osteonpenia and pathological fractures in an adolescent with lactose intolerance and high oxalate intake Monatsschrift Kinderheilkunde Volume: 153, Issue: 4, April, 2005, pp. 360-363

Lovelace HY, Barr SI. Diagnosis, symptoms, and calcium intakes of individuals with self-reported lactose intolerance. J Am Coll Nutr. 2005 Feb;24(1):51-7.

Obermayer-Pietsch BM, Bonelli CM, Walter DE, Kuhn RJ, Fahrleitner-Pammer A, Berghold A, Goessler W, Stepan V, Dobnig H, Leb G, Renner W. – Genetic predisposition for adult lactose intolerance and relation to diet, bone density, and bone fractures.
J Bone Miner Res. 2004 Jan;19(1):42-7.

3) La rivoluzione l’ha fatta il latte – F. Sindici- la stampa 24 novembre 2010 – Tuttoscienze pag. 27

4) De Vrese M, Stegelmann A, Richter B, Fenselau S, Laue C, Schrezenmeir J, Probiotics compensation for lactase insufficiency – Am. J. Clin. Nutr., vol. 73, 2 Suppl, 2001, pp. 421S–429S.

5) Bryan Hockett – The consequences of Middle Paleolithic diets on pregnant Neanderthal women- Quaternary International – Volume 264, 20 June 2012, Pages 78-82

6) Ramón Estruch et. Al. – Primary Prevention of Cardiovascular Disease with a Mediterranean Diet – April 4, 2013, N Engl J Med 2013; 368:1279-1290

7) Véronique Bouvard et al. – Carcinogenicity of consumption of red and processed meat October 26, 2015 – the lancet Oncology

8) Bongard V, Arveiler D, Dallongeville J, Ruidavets JB, Wagner A, Simon C, Marécaux N, Ferrières J. – Food groups associated with a reduced risk of 15-year all-cause death – Eur J Clin Nutr. 2016 Mar 2. doi: 10.1038/ejcn.2016.19.

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 PALEODIETA: UN REGIME SQUILIBRATO SENZA SUPPORTO SCIENTIFICO   La paleodieta esclude cereali, legumi e latticini. Ma la scienza racconta un’altra storia…

 

 

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