La paleodieta esclude cereali, legumi e latticini. Ma la scienza racconta un’altra storia…

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La paleodieta è spesso citata nelle trasmissioni televisive e negli articoli dedicati alle diete del momento, nonostante sia stata inventata ben 44 anni fa. La “dieta dell’età della pietra” – questo il nome originale – fu scritta dal gastroenterologo Walter Voegtlin, ma è solo nel 2002 – grazie al nutrizionista Loren Cordain – che ha raggiunto un pubblico più ampio.

“The Paleo Diet” ricalca il medesimo mantra: per vivere a lungo e senza ammalarsi bisogna mangiare come gli uomini del paleolitico. Secondo i fautori di questo regime alimentare, nel periodo che va da 2.5 milioni a 10 mila anni fa, l’uomo avrebbe regolato il suo patrimonio genetico e la sua fisiologia mangiando principalmente carne cacciata e verdure spontanee, per poi incominciare a soffrire delle malattie tipiche della civilizzazione, come obesità e diabete, con l’avvento dell’agricoltura, dell’allevamento e l’introduzione di cereali, latte e derivati.

Peccato che i fatti non stiano proprio così: senza andare a scomodare luminari dell’archeologia, si sa che nel lunghissimo periodo del Pleistocene – periodo cui fa riferimento la teoria della dieta paleolitica – ci sono state quattro grandi ere glaciali, seguite da altrettanti periodi interglaciali. I continenti si spostavano, le specie si evolvevano, si estinguevano, migravano. In tutta questa giravolta di specie, climi e continenti che ha caratterizzato un periodo così lungo, certamente non c’era una dieta standard.

I dati archeologici parlano chiaro: non solo carne

L’alimentazione dei nostri antenati era strettamente dipendente dalle zone e dal clima che, inevitabilmente, condizionavano la disponibilità di cibo e le necessità energetiche. Secondo uno studio del Bureau of Land Management del Nevada (5), una donna Neanderthal in gravidanza aveva bisogno di almeno 5.500 kcalorie al giorno, oltre il doppio rispetto a una donna di oggi, che renderebbero più che obesa qualunque seguace delle paleodieta moderna!

Alcuni antropologi suppongono che lo scatto evolutivo dell’Homo erectus sarebbe dovuto alla caccia e, quindi, al consumo di carne (vedi ‘Man the Hunter hypothesis’). Le carcasse di animali ritrovate nelle caverne confermerebbero questa tesi, se non fosse che i vegetali – essendo privi di una struttura ossea – non possono aver lasciato traccia. A questo si aggiunga il ritrovamento archeologico di residui di amido in macine per cereali di 30 mila anni fa. Più recentemente, diversi esperti hanno ridimensionato ulteriormente questa congettura grazie alle analisi della placca dentale di Austalopithecus sediba che ipotizzano, già 2 milioni di anni fa, una dieta simile a quella di molti primati contemporanei.

Anche la placca dentale rilevata nell’uomo di Neanderthal (200 mila-40 mila anni fa) evidenzia il consumo di alimenti ricchi di amido gelatinizzato, una trasformazione che avviene solo quando si cucinano cereali amidacei. L’introduzione del fuoco ha, infatti, permesso di rendere commestibili alcuni cibi, ampliando le scelte. Inutile sottolineare che, oltre agli alimenti di base, sono tanti i fattori che hanno determinato l’evoluzione. Il mito dell’uomo del paleolitico che avrebbe mangiato principalmente carne è, quindi, una teoria tutta da dimostrare.

Paleodieta: è falso che l’uomo non si sarebbe ancora adattato ad alcuni cibi

Secondo gli esperti di paleodieta, l’uomo non avrebbe ancora avuto il tempo di adeguarsi alla corretta metabolizzazione di cereali e latticini! Teoria alquanto bizzarra non solo per il lungo tempo evolutivo trascorso, ma anche per una caratteristica propria di tutti gli esseri: la capacità di adattarsi a ogni ambiente e al cibo disponibile. Esistono da sempre popolazioni che si nutrono con molte proteine animali, mentre altre sono prevalentemente vegetariane.

L’affermazione su cui si basa la teoria della dieta paleolitica è errata: non è vero che siamo biologicamente identici ai nostri antenati. Lo stile di vita stesso non è nemmeno paragonabile. La maggior parte delle persone, oggi, è perfettamente in grado di assimilare correttamente i cereali (meno dell’1% e celiaco, mentre la sensibilità al glutine è stimata in circa il 5-6%). In ogni caso, anche se volessimo portare in tavola esattamente ciò che mangiavano i nostri antenati, non potremmo farlo: gli alimenti di 10.000 anni fa sono completamente diversi da quelli disponibili oggi. Un punto cardine della paleodieta è il consumo di carne grass-fed ovvero alimentata a erba, pesce di cattura e non allevato, uova provenienti da galline libere, frutta e verdura biologiche.

Questi sono consigli ideali e assolutamente condivisibili, ma che nulla hanno a che vedere con la preistoria. In un’interessante conferenza TED, Christina Warinner, una scienziata archeologica, ha descritto com’era effettivamente il cibo paleolitico e perché non possiamo acquistare alimenti simili nemmeno al mercato degli agricoltori locali. Anche l’affermazione secondo cui gli uomini preistorici erano più sani di noi è falsa. Di certo, sappiamo che la vita media era molto bassa a causa di malattie infettive e incidenti. In pratica, i paleolitici non hanno vissuto abbastanza a lungo da sviluppare le malattie croniche!

Autore: SAMANTHA BIALE, nutrizionista e giornalista

 

Bibliografia

1) Itan Y, Powell A, Beaumont MA, Burger J, Thomas MG. The Origins of Lactase Persistence in Europe. PLoS Computational Biology, 2009; PLoS Computational Biology, 5 (8): e1000491 DOI: 10.1371/journal.pcbi.1000491

Enattah, N. S.; Jensen, T. G. K.; Nielsen, M.; Lewinski, R.; Kuokkanen, M.; Rasinpera, H.; El-Shanti, H.; Seo, J. K.; Alifrangis, M.; Khalil, I. F.; Natah, A.; Ali, A.; and 10 others: Independent introduction of two lactase-persistence alleles into human populations reflects different history of adaptation to milk culture. Am. J. Hum. Genet. 82: 57-72, 2008.

2) Di Stefano, M.; Veneto, G.; Malservisi, S.; Cecchetti, L.; Minguzzi, L.; Strocchi, A.; Corazza, G.R – Lactose malabsorption and intolerance and peak bone mass – Gastroenterology Volume: 122, Issue: 7, June, 2002, pp. 1793-1799

Janner, M.; Mullis, P. E. Osteonpenia and pathological fractures in an adolescent with lactose intolerance and high oxalate intake Monatsschrift Kinderheilkunde Volume: 153, Issue: 4, April, 2005, pp. 360-363

Lovelace HY, Barr SI. Diagnosis, symptoms, and calcium intakes of individuals with self-reported lactose intolerance. J Am Coll Nutr. 2005 Feb;24(1):51-7.

Obermayer-Pietsch BM, Bonelli CM, Walter DE, Kuhn RJ, Fahrleitner-Pammer A, Berghold A, Goessler W, Stepan V, Dobnig H, Leb G, Renner W. – Genetic predisposition for adult lactose intolerance and relation to diet, bone density, and bone fractures.
J Bone Miner Res. 2004 Jan;19(1):42-7.

3) La rivoluzione l’ha fatta il latte – F. Sindici- la stampa 24 novembre 2010 – Tuttoscienze pag. 27

4) De Vrese M, Stegelmann A, Richter B, Fenselau S, Laue C, Schrezenmeir J, Probiotics compensation for lactase insufficiency – Am. J. Clin. Nutr., vol. 73, 2 Suppl, 2001, pp. 421S–429S.

5) Bryan Hockett – The consequences of Middle Paleolithic diets on pregnant Neanderthal women- Quaternary International – Volume 264, 20 June 2012, Pages 78-82

6) Ramón Estruch et. Al. – Primary Prevention of Cardiovascular Disease with a Mediterranean Diet – April 4, 2013, N Engl J Med 2013; 368:1279-1290

7) Véronique Bouvard et al. – Carcinogenicity of consumption of red and processed meat October 26, 2015 – the lancet Oncology

8) Bongard V, Arveiler D, Dallongeville J, Ruidavets JB, Wagner A, Simon C, Marécaux N, Ferrières J. – Food groups associated with a reduced risk of 15-year all-cause death – Eur J Clin Nutr. 2016 Mar 2. doi: 10.1038/ejcn.2016.19.

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