Dal confronto tra le linee guida americane e quelle italiane, emerge una grande assente: la sostenibilità delle scelte alimentari. Un tema “urgente”, trattato per la prima volta nelle Linee Guida nazionali.

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Tutti i Paesi occidentali, e un numero crescente di Paesi con economia più debole, stanno sviluppando Linee Guida alimentari anche sotto la spinta della FAO e del WHO, che dalla International Conference on nutrition del 1992 ne sta incoraggiando lo sviluppo e supportando la revisione e l’implementazione per quei Paesi le cui economie rendono particolarmente difficile questo compito.

Il sito web della FAO [6], perennemente aggiornato, raccoglie in una pagina appositamente dedicata le Linee Guida alimentari di tutti i Paesi del mondo e sono ormai oltre 100 i documenti presenti, a testimonianza dell’importanza strategica che questo documento riveste.

Si tratta infatti di documenti programmatici ed educativi che hanno il consumatore come obiettivo finale, ma che sono rivolti principalmente ai decisori politici, ai medici e agli operatori sanitari in genere, e ai mezzi di informazione.

I politici hanno il compito di sviluppare politiche settoriali che influenzino la dieta della comunità e i sistemi alimentari per un miglioramento della sicurezza alimentare, della nutrizione e della salute, facendo in modo di supportare le indicazioni delle Linee Guida con una adeguata disponibilità e accessibilità dei modelli alimentari raccomandati, influenzando così anche l’offerta degli ambienti pubblici (scuole, luoghi di lavoro, ospedali, carceri, mense sociali e ristoranti), e di guidare l’industria alimentare al miglioramento dei prodotti alimentari (ad es. riduzione del contenuto di sodio, grassi e zuccheri), di regolamentare la pubblicità, promuovere campagne di educazione ecc.

Gli operatori sanitari sono i veri divulgatori delle Linee Guida per una sana alimentazione e hanno il grande compito di trasferire adeguatamente le indicazioni per l’educazione del consumatore e del paziente.

I media possono attingere ad informazioni preziose per la comunicazione al pubblico in tema di alimentazione, stile di vita e scelte consapevoli.

Le Linee Guida dovrebbero costituire anche la base scientifica per i docenti e responsabili di salute pubblica, nella programmazione degli interventi di educazione alimentare nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle strutture sanitarie.

Le Linee Guida statunitensi

La nuova edizione delle Linee Guida statunitensi ha visto la luce pochissimo tempo fa, tanto che al momento in cui scrivo queste righe, non sono ancora presenti sul sito FAO che abbiamo citato in precedenza [6]. Le Linee Guida degli Stati Uniti sono tra i documenti più importanti, certamente di riferimento, per diversi motivi.

Non solo perché gli Stati Uniti sono leader nella ricerca scientifica, ma soprattutto perché sono stati i primi a dotarsi di questo strumento e ad istituire una commissione permanente che ha il compito di pubblicarle con cadenza periodica ogni 5 anni, ormai dal 1980, arrivando così all’attuale nona revisione. Con il passare degli anni e l’evolversi delle conoscenze le DGA sono divenute un documento molto voluminoso, di quasi 200 pagine in formato A4, molto diverso dal pieghevole di poche pagine che poteva trovare facile alloggio nella tasca di una giacca, tipico delle prime edizioni.

I messaggi principali e le novità

Il carico di malattia dovuto a comportamenti alimentari non corretti negli USA, come si vede dalla Figura 1, è molto simile a quello italiano (2366 DALYs x 100,000 persone in Italia e 2713 DALYs x 100,000 persone negli USA). Molto differente è invece il carico dovuto a eccedenza ponderale, problema molto grave negli Stati Uniti dove il 70% degli adulti è in eccedenza ponderale e che comporta più di 3800 DALYs x 100,000 persone mentre in Italia, nonostante sia comunque un problema che affligge quasi un adulto su due, i numeri sono nettamente inferiori (2400 DALYs x 100,000 persone), come si può vedere in Figura 2.

Nello specifico dei comportamenti alimentari a rischio, nei cittadini statunitensi, in confronto con gli italiani, si osserva un maggiore carico di malattia da consumo insufficiente di frutta, verdura e legumi e da eccessivo consumo di carni rosse e processate, ma sostanzialmente la situazione è simile nei due Paesi (Figura 1) e simili sono anche le raccomandazioni, prima tra tutte quella che mira alla riduzione dell’eccedenza ponderale.

In questa edizione troviamo solo 4 linee guida, poiché sono i 4 raggruppamenti logici che comprendono al loro interno ulteriori direttive:

  1. Segui una dieta salutare in ogni stadio della tua vita
  2. Scegli alimenti che rispettino i tuoi gusti, le tue tradizioni e il tuo portafoglio
  3. Scegli alimenti e bevande ricche di nutrienti e stai attento a non superare i limiti del tuo fabbisogno
  4. Limita cibi e bevande ad alto contenuto di zuccheri aggiunti, grassi saturi e sodio e limita le bevande alcoliche.

In buona sostanza tuttavia, i punti chiave della dieta (che nelle nostre Linee Guida per una sana alimentazione rappresentano le varie direttive) sono rimasti invariati rispetto alla precedente edizione:

Spinta verso i consumi di:

  1. Vegetali di tutti i tipi e di tutti i colori.
  2. Frutta, con particolare enfasi per la frutta intera.
  3. Cereali, di cui almeno la metà integrali
  4. Latte e prodotti lattiero-caseari, preferibilmente a ridotto contenuto di grassi. In questo gruppo sono incluse anche le bevande di soia fortificate
  5. Fonti proteiche, tra le quali carni magre, pollame e uova, pesce, legumi (tra i quali anche I derivati della soia), frutta secca in guscio e semi
  6. Oli e grassi vegetali, sia quelli da condimenti che quelli già presenti negli alimenti (frutta secca per esempio).

Moderazione nei consumi di:

  1. carni rosse (anche se i consumi raccomandati sono molto più alti dei nostri)
  2. carni processate
  3. sale, inteso come sodio con limite a 2,3 grammi al giorno per ragazzi e adulti e ancora meno per le età più giovani (1,2 g per le età di 1-3 anni, 1,5 g per le età 4-8 e 1,8 per le età 9-13)
  4. zuccheri aggiunti non oltre il 10% delle calorie dall’età di 2 anni
  5. grassi saturi non oltre il 10% delle calorie giornaliere, come nelle LG precedenti
  6. bevande alcoliche, per le quali benché la raccomandazione non sia cambiata rispetto alle precedenti LG, il messaggio pone più enfasi sulla limitazione, che sul consumo moderato.

Del resto non c’era da aspettarsi molte differenze con l’edizione precedente, perché queste sono le indicazioni che lo studio del carico di malattia mostra con molta evidenza e forza.

Quello che può cambiare è solamente l’enfasi della limitazione o della promozione dei consumi e l’entità delle porzioni.

Una forte critica è stata mossa al documento statunitense per il mancato recepimento delle indicazioni del Comitato Consultivo Scientifico sulla riduzione del consumo di bevande alcoliche per gli uomini da due unità alcoliche al giorno a una, come per il sesso femminile e sulla limitazione degli zuccheri aggiunti dal 10% al 6% e per le quali invece, secondo il Dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti, queste ulteriori limitazioni non avevano sufficienti prove di evidenza.

Bisogna a questo proposito aggiungere che le Linee Guida devono ovviamente tenere conto del grado di forza delle evidenze scientifiche a disposizione, ma altresì considerare l’applicabilità e l’accettabilità della raccomandazione da parte del pubblico.

È questo un argomento estremamente critico perché non si possono indurre cambiamenti drastici nelle abitudini delle persone, ma occorre un lento processo di accompagnamento verso comportamenti migliori, proponendo magari obiettivi intermedi. La proposta di un modello troppo lontano da abitudini e tradizioni potrebbe addirittura sortire un effetto di disaffezione del consumatore, che giudica inapplicabile non solo la raccomandazione non applicabile, ma, per effetto alone, il consumatore potrebbe essere portato ad ignorare i molti altri aspetti positivi contenuti nel documento.

Questo credo che abbia costituito certamente uno dei motivi che hanno avuto peso nella decisione del Dipartimento Agricoltura. E forse anche per questo è ancora piuttosto alta la raccomandazione per il consumo di carne e uova, nettamente superiore alle nostre raccomandazioni. Per 2.000 kcal è infatti raccomandato un consumo settimanale di carne rossa, bianca e uova, pari a 26 ounces eq. a settimana (circa 750-800 grammi), mentre nelle nostre raccomandazioni siamo alla metà (100 g di carne rossa, 200 g per la bianca e 150 g per le uova).

È possibile che tra cinque anni, alla prossima revisione, l’evidenza delle prove sarà più forte e il consumatore più preparato ad una riduzione decisamente più forte di alcol, zucchero e carni. Del resto messaggi positivi, sostenuti da evidenze forti e che possono essere in un certo modo seguite dal pubblico senza troppo sacrificio o difficoltà, ce ne sono tanti nel documento che infatti consiglia un modello alimentare mediterraneo composto principalmente da frutta, verdura, cereali integrali, carne magra e pollame, latticini a basso contenuto di grassi, prodotti della pesca e oli vegetali, con limitazione di zuccheri aggiunti e l’alcol, grassi saturi e sodio.

Il “Dietary Guidelines Advisory Committee” è una commissione di 20 scienziati che ha avuto il compito di esaminare i consumi alimentari della popolazione divisa per fasce di età, incrociarli con i rischi per la salute per quei livelli di consumo, per poi fornire le raccomandazioni con diversi gradi di evidenza.

Per il DOWNLOAD DELLE FIGURE e DELLA TABELLA clicca qui.

Autore: PROF. ANDREA GHISELLI, Medico Internista, Presidente SISA – Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione

 

Bibliografia

  1. U.S. Department of Agriculture and U.S. Department of Health and Human Services. Dietary Guidelines for Americans, 2020-2025. 9th Edition. December 2020. Available at http://www.dietaryguidelines.gov/
  2. CREA – Centro di ricerca Alimenti e la nutrizione. Linee Guida per una sana alimentazione. 4th Revision. December 2019. Available at https://www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/linee-guida-per-una-sana-alimentazione-2018
  3. LARN, Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la popolazione italiana. 2014: SINU.
  4. Authority, E.F.S., Dietary Reference Values for nutrients Summary report. EFSA Supporting Publications, 2017. 14(12): p. e15121E.
  5. Medicine, I.o., Dietary Reference Intakes: Applications in Dietary Planning. 2003, Washington, DC: The National Academies Press. 255.
  6. FAO – Food-based dietary guidelines. Available online: http://www.fao.org/nutrition/education/food-dietary-guidelines/home/en/
  7. INRAN _ Linee Guida per una sana popolazione italiana. Available at https://www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/linee-guida-1
  8. Heaney, R.P., et al., Bioavailability of the calcium in fortified soy imitation milk, with some observations on method. Am J Clin Nutr, 2000. 71(5): p. 1166-9.
  9. Heaney, R.P. and K. Rafferty, The settling problem in calcium-fortified soybean drinks. J Am Diet Assoc, 2006. 106(11): p. 1753; author reply 1755.
  10. FAO – New Food Balances. Available online: http://www.fao.org/faostat/en/#data/FBS

 

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LINEE GUIDA AMERICANE ANCORA POCO SALUTARI

Ancora troppo permissive nei consumi di carne, le nuove raccomandazioni USA si avvicinano lentamente al modello mediterraneo. E dal confronto con quelle italiane, emerge una grande assente: la sostenibilità delle scelte alimentari. Un tema “urgente”, trattato per la prima volta nelle Linee Guida nazionali.

 

 

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