Linee Guida e consumo di prodotti lattiero-caseari: quali sono le indicazioni.

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Abbiamo messo a confronto le raccomandazioni per carne e uova delle DGA e delle Linee Guida italiane che sono molto diverse, ma ci sono anche molte somiglianze. Tra queste, una delle principali novità della revisione attuale delle DGA riguarda l’introduzione, per la prima volta, di indicazioni e frequenze di consumo rivolte all’età pediatrica.

La stessa cosa abbiamo fatto noi nelle nostre Linee Guida nazionali. Mentre fino alla revisione 2003 [7] il documento era rivolto alla popolazione adulta, pur con qualche generico approfondimento dedicato alle diverse fasce di popolazione, nell’ultima revisione abbiamo dato la possibilità di fruire di porzioni e frequenze di consumo indicative anche per l’età pediatrica, come guida e ausilio non solo alle famiglie, ma anche ai professionisti della ristorazione scolastica.

Le somiglianze con le nostre Linee Guida non si fermano a questo e sono per me e per tutta la commissione di revisione un motivo di soddisfazione. Per esempio così come nel nostro documento, nelle DGA è stata rivolta grande attenzione alle diverse età della crescita, dal bambino all’anziano e alla donna in gravidanza e in allattamento.

Tra le raccomandazioni per lo svezzamento, tra l’altro si rileva una raccomandazione identica nei due documenti: quella di non rimandare l’assunzione di alimenti allergizzanti, come veniva consigliato in passato, ma anzi di proporli al 4°- 6° mese di vita del bambino proprio perché questo potrebbe prevenire l’insorgenza di un’allergia alimentare.

Ciò che invece si differenzia e che è inspiegabilmente assente in un documento di estrema importanza come le DGA e che ha già rappresentato uno dei punti di maggiore critica al documento è l’assenza di indicazioni sulla sostenibilità delle scelte alimentari proposte, indicazioni e raccomandazioni che sono invece di estrema urgenza e di grande attualità e che i documenti di altri Paesi (noi siamo stati tra i primi) stanno cominciando a trattare.

La sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle scelte alimentari sarà argomento del prossimo numero.

Quali sono le indicazioni sul consumo di prodotti lattiero-caseari?

Ora qualche commento vale la pena farlo sulle raccomandazioni che riguardano il settore lattiero-caseario. Secondo quanto riportato dalle DGA, i prodotti lattiero caseari rientrano in quel modello salutare proposto, soprattutto se magri, e ne raccomandano il consumo.

Circa il 90% della popolazione statunitense non ne consuma a sufficienza, esattamente come in Italia e la percentuale di americani che bevono latte è del 65% se si tratta di bambini piccoli e declina costantemente al crescere dell’età fino al 34% negli adolescenti e scendere poi addirittura al 20% negli adulti.

C’è anche da sottolineare la grande differenza nelle abitudini di consumo dei prodotti lattiero-caseari se pensiamo che tra le fonti alimentari che negli Stati Uniti contribuiscono almeno per il 10% all’assunzione di latticini tra gli adulti figurano in prima linea hamburger e sandwich.

Secondo le DGA la maggior parte delle persone trarrebbe beneficio dall’aumento dell’assunzione di latticini a basso contenuto di grassi, sia latte (compreso il latte senza lattosio), che yogurt o formaggio, ma anche dalle bevande di soia fortificate o dallo yogurt di soia. Nella categoria “dairy” infatti, le DGA includono le bevande vegetali, purché a base di soia e fortificate con calcio, vitamina A e vitamina D e vitamine, perché giudicati simili al latte e allo yogurt per la composizione e il loro ruolo nei pasti.

È una somiglianza compositiva, per la verità un po’ forzata, perché non basta sciogliere un po’ di proteine, di zucchero, di calcio e di vitamine in un po’ di acqua per raggiungere il valore nutritivo e salutare del latte: se è vero che la bevanda di soia è tra quelle vegetali la più ricca di proteine, è altrettanto vero che generalmente si tratta di valori più bassi, che il calcio aggiunto, soprattutto se sotto forma di sale fosfato, ha una biodisponibilità nettamente inferiore [8], che oltre a ciò una parte di quel calcio rimane sul fondo del contenitore [9] e infine che le bevande dolcificate con saccarosio comportano un aumento di consumo di zuccheri aggiunti (7,2 g per 240 ml).

Insomma, come abbiamo già spiegato nel numero di gennaio de Lattendibile, non si tratta proprio di prodotti equivalenti.

Per le altre bevande di derivazione vegetale come quelle derivate da mandorle, da riso, da cocco, da avena e da canapa, le DGA non le includono nel gruppo latticini poiché pur potendo essere consumate come fonte di calcio, hanno una composizione nutrizionale lontana da quella del latte.

La raccomandazione al consumo di alimenti del gruppo “latticini” nelle nuove Linee Guida americane è rimasta invariata: 3 porzioni al giorno per le persone di età superiore a 2 anni e con un fabbisogno uguale o superiore alle 1600 kcal al giorno (Vedi tabella 1, in cui sono riassunte le raccomandazioni e messe a confronto con quelle italiane).

Come si vede in tabella 1, diversamente dalle nostre abitudini di esprimere in grammi o ml le porzioni di alimenti, nei documenti anglosassoni permane la tradizione di esprimere i valori in tazze, cucchiai, cucchiaini ecc. Nelle Linee Guida italiane una porzione di latte/yogurt è di 125 ml, mentre una di formaggio è equivalente a 50 o 100 g, a seconda che si tratti di un formaggio con un tenore di grassi superiore o inferiore al 25%.

Nelle DGA, invece, la porzione di latte o yogurt (cup eq) è di 240 ml, mentre per i formaggi viene data un’unica entità di porzione, pari a 40 grammi, indipendentemente dal fatto che siano freschi o stagionati, o con un tenore di grasso inferiore al 25%. In questo modo mozzarella o parmigiano reggiano, cheddar o Swiss cheese sono equivalenti e questo non è troppo corretto né per la quantità di calcio, né per la porzione di energia, grassi e proteine che nei formaggi più stagionati è significativamente superiore.

Per stimolare il consumo di latticini, le DGA consigliano di consumare latte (meglio se parzialmente o totalmente scremato) o una bevanda a base di soia fortificata durante i pasti e/o di scegliere yogurt (parzialmente o totalmente scremato e non zuccherato) per colazione o negli spuntini. Questo rispecchia le diverse tradizioni di oltreoceano, che comportano una colazione strutturata in modo molto differente dalla nostra e di consumare il latte durante i pasti.

Agli individui intolleranti al lattosio viene suggerito di scegliere latticini a basso contenuto di lattosio o senza lattosio o scegliere la bevanda di soia fortificata.

 

I dati dei bilanci alimentari misurano la disponibilità al consumo di determinate derrate alimentari. Non rispecchiano fedelmente gli effettivi consumi alimentari, che richiedono una metodologia di rilevazione molto più sofisticata ed impegnativa.

Non tengono conto dell’invenduto o di altro tipo di perdita, ma se pur con precisione inferiore rispetto alle indagini sui consumi alimentari, presentano un quadro completo dell’andamento dell’offerta alimentare di un Paese. La quantità totale della produzione interna, sommata alla quantità importata e adeguata alle quantità esportate e a quelle utilizzate per scopi non alimentari, fornisce l’offerta disponibile per il periodo di riferimento indicato.

La maggiore imprecisione rispetto alle indagini di sorveglianza dei consumi, viene ripagata dalla facile disponibilità di un gran numero di dati di tutti i Paesi del mondo.

Visione conclusiva

In conclusione rimangono ancora molti punti di critica, certamente migliorabili nella prossima edizione delle linee guida degli Stati Uniti, primo tra tutti la troppo generosa raccomandazione nei consumi di carne e la spinta minore ad altri alimenti come verdura, frutta o pesce.

Questo certamente è dovuto alle abitudini alimentari della popolazione americana, da troppo abituata ad un consumo di prodotti animali troppo generoso, ma che lentamente sta migliorando la propria dieta spostandosi verso abitudini più mediterranee, anche se il cammino è ancora lungo. Ma se andiamo a vedere l’andamento delle disponibilità al consumo di determinati alimenti o gruppi di alimenti, facilmente reperibile tramite i bilanci alimentari nazionali (oggi meglio definiti Food Balance Sheets  e consultabili sul sito FAO [10]) possiamo notare che nel 1961, primo anno con dati disponibili, la percentuale di calorie di derivazione vegetale in Italia e negli altri Paesi mediterranei era superiore all’80% e si contrapponeva nettamente ai dati dei Paesi occidentali, nei quali questa percentuale era inferiore al 70%.

Nel caso in questione gli Stati Uniti d’America avevano una percentuale di energia da vegetali del 65%, mentre gli italiani assumevano l’84% della loro energia da vegetali, o per maggiore precisione, la disponibilità al consumo era rappresentata per l’84% da calorie provenienti da alimenti vegetali. Oggi, probabilmente per merito anche del successo mondiale della dieta mediterranea e della sua valenza nei confronti della protezione dalle patologie croniche, gli americani hanno migliorato le loro abitudini alimentari e la loro disponibilità di prodotti vegetali è salita al 73%, mentre è nettamente scesa la nostra al 75%.

Un modello alimentare adeguato alle esigenze energetiche, basato su prodotti di origine vegetale (frutta fresca e in guscio, verdura, legumi, cereali integrali), integrato da adeguate quantità di prodotti animali, tra i quali soprattutto latticini (meglio se magri) e pesce, che preveda minori consumi di carni rosse e processate, sale, zuccheri aggiunti e alcol è protettiva per la salute in tutte le popolazioni, a tutte le età e in qualsiasi condizione clinica.

Per il DOWNLOAD DELLE FIGURE e DELLA TABELLA clicca qui.

Autore: PROF. ANDREA GHISELLI, Medico Internista, Presidente SISA – Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione

 

Bibliografia

  1. U.S. Department of Agriculture and U.S. Department of Health and Human Services. Dietary Guidelines for Americans, 2020-2025. 9th Edition. December 2020. Available at http://www.dietaryguidelines.gov/
  2. CREA – Centro di ricerca Alimenti e la nutrizione. Linee Guida per una sana alimentazione. 4th Revision. December 2019. Available at https://www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/linee-guida-per-una-sana-alimentazione-2018
  3. LARN, Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la popolazione italiana. 2014: SINU.
  4. Authority, E.F.S., Dietary Reference Values for nutrients Summary report. EFSA Supporting Publications, 2017. 14(12): p. e15121E.
  5. Medicine, I.o., Dietary Reference Intakes: Applications in Dietary Planning. 2003, Washington, DC: The National Academies Press. 255.
  6. FAO – Food-based dietary guidelines. Available online: http://www.fao.org/nutrition/education/food-dietary-guidelines/home/en/
  7. INRAN _ Linee Guida per una sana popolazione italiana. Available at https://www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/linee-guida-1
  8. Heaney, R.P., et al., Bioavailability of the calcium in fortified soy imitation milk, with some observations on method. Am J Clin Nutr, 2000. 71(5): p. 1166-9.
  9. Heaney, R.P. and K. Rafferty, The settling problem in calcium-fortified soybean drinks. J Am Diet Assoc, 2006. 106(11): p. 1753; author reply 1755.
  10. FAO – New Food Balances. Available online: http://www.fao.org/faostat/en/#data/FBS

 

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LINEE GUIDA AMERICANE ANCORA POCO SALUTARI

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