Sostituire i prodotti di origine animale con alternative vegetali può ripercuotersi sulla qualità della dieta: ecco cosa dice uno studio.

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Un altro studio recente ha valutato come la sostituzione di prodotti di origine animale con alternative vegetali si ripercuota sulla qualità generale della dieta [13] in quanto, come precedentemente detto, un crescente numero di persone anche non vegetariane, per differenti motivi sostituisce del tutto o in parte prodotti animali con vegetali.

Si tratta di uno studio di modellizzazione che, utilizzando i dati estrapolati dal French Third Individual and National Study on Food Consumption Survey (INCA3), ha valutato l’impatto di questo tipo di sostituzione sulla qualità complessiva della dieta e sul rischio di eventuali carenze nutrizionali.

Gli autori hanno simulato cosa potrebbe comportare la sostituzione degli alimenti appartenenti alle categorie “carne”, “latte” o “desserts a base latte” presenti nella dieta abituale di oltre 2000 persone, con la stessa quantità di prodotti a base vegetale, come imitazioni di burger, latte e dolci, prodotti a partire da legumi, cereali, o frutta secca in guscio e hanno in questo modo ottenuto e valutato oltre 200.000 modelli differenti.

I risultati hanno dimostrato che la sostituzione sarebbe in grado di apportare miglioramenti marginali e non particolarmente significativi sulla qualità complessiva della dieta, che da un lato permetterebbe di migliorare i livelli di assunzione di alcuni nutrienti molto spesso carenti nell’alimentazione occidentale (fibra, acido linoleico e α-linolenico, vitamina E e folati) e, in misura minore, rame, manganese e magnesio; di contro però si otterrebbe una riduzione dei livelli di alcuni nutrienti critici (vitamine del gruppo B, in particolare acido pantotenico, riboflavina e vitamina B12, soprattutto quando ad essere sostituite sono le carni); ma la carenza riguarderebbe soprattutto alcuni minerali, fondamentali per la crescita e il mantenimento dello stato di salute, come il calcio e lo iodio, con un aumento del rischio di carenze nutrizionali.

Gli autori sottolineano che i risultati ottenuti potrebbero non essere del tutto realistici considerando che si tratta di uno studio di modellizzazione, che deve quindi essere valutato nella realtà, ma sono indicativi dell’attenzione che deve essere posta nelle alternative che si scelgono (vedi a questo proposito i numeri de Lattendibile Latte e bevande vegetali: confronto impossibile e Linee guida americane ancora poco salutari), e che potrebbero non sempre essere adeguati da un punto di vista nutrizionale.

Le alternative vegetali possono rappresentare un’opportunità per andare incontro ai problemi di sostenibilità e per migliorare la salute generale, ma occorre molta oculatezza nelle scelte, poiché esaminando la composizione di molti prodotti potrebbe rappresentare un problema.

Nel complesso, queste alternative mancano di equivalenza con prodotti animali e questo rappresenta una limitazione sia per i consumatori che potrebbero non raggiungere sufficienti apporti di nutrienti chiave e apporti invece generosi di sodio che è molto abbondante nei sostituti della carne. C’è bisogno di messaggi equilibrati alla popolazione sull’opportunità di ridurre il consumo di determinati alimenti e in questo caso i sostituti possono essere d’aiuto per non cambiare troppo le abitudini alimentari, ma sulla non opportunità di diete completamente prive di prodotti animali.

Nel complesso, stando attenti alla composizione e scegliendo opportunamente, la categoria si presenta come un’opportunità per raggiungere gli obiettivi di consumo di cereali integrali e legumi in una forma alimentare conveniente e familiare [14] e spostare la dieta verso ciò che viene oggi definito “approccio flexitariano”.

In conclusione, prendendo in prestito le parole di Stephan van Vliet e collaboratori [15]:

per gli esseri umani i fabbisogni di alcuni nutrienti vengono più facilmente soddisfatti da alimenti di origine vegetale, mentre quelli di altri nutrienti sono soddisfatti più facilmente dagli alimenti animali. Alcuni nutrienti presenti nelle piante (cioè le sostanze fitochimiche) spesso proteggono da composti potenzialmente dannosi che si sviluppano con la cottura dei prodotti di origine animale e al tempo stesso gli alimenti di origine animale facilitano l’assorbimento di molti nutrienti presenti nei vegetali (ad es. zinco e ferro non eme) – [e aggiungerei anche calcio n.d.r.] –. Pertanto, gli alimenti vegetali e animali interagiscono in modo simbiotico per migliorare la salute umana.

La riduzione dei consumi di determinati prodotti animali comporta indubbi benefici alla salute e all’ambiente, tuttavia la completa sostituzione di fonti animali con vegetali nell’adulto deve essere attentamente pianificata e opportunamente integrata (impossibile raggiungere l’equilibrio senza integrazioni, non fosse altro per la vitamina B12) ed è sconsigliata in generale nei bambini, soprattutto più piccoli, poiché le carenze nutrizionali potrebbero compromettere diverse funzioni fisiologiche, tra le quali il corretto sviluppo del sistema nervoso e degli organi di senso (funzione visiva).

Autore: PROF. ANDREA GHISELLI, Medico Internista, Presidente SISA – Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione

 

Bibliografia

  1. EURISPES Rapporto Italia 2021. EURISPES Istituto di Studi Politici Economici e Sociali. Available at https://eurispes.eu/wp-content/uploads/2021/05/eurispes_sintesi-rapporto-italia-2021.pdf
  2. Willett, W.C., et al., Mediterranean diet pyramid: a cultural model for healthy eating. Am J Clin Nutr, 1995. 61(6 Suppl): p. 1402S-1406S.
  3. Japanese Versus Mediteranean Diets and Cancer. Asian Pacific Journal of Cancer Prevention, 2000. 1(1): p. 61-66.
  4. Saxe, H., The New Nordic Diet is an effective tool in environmental protection: it reduces the associated socioeconomic cost of diets. Am J Clin Nutr, 2014. 99(5): p. 1117-25.
  5. Sacks, F.M., et al., A dietary approach to prevent hypertension: a review of the Dietary Approaches to Stop Hypertension (DASH) Study. Clin Cardiol, 1999. 22(7 Suppl): p. III6-10.
  6. Willett, W., et al., Food in the Anthropocene: the EAT-Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems. Lancet, 2019. 393(10170): p. 447-492.
  7. Hovinen, T., et al., Vegan diet in young children remodels metabolism and challenges the statuses of essential nutrients. EMBO Molecular Medicine, 2021. 13(2): p. e13492.
  8. Alvarez-Bueno, C., et al., Effects of Milk and Dairy Product Consumption on Type 2 Diabetes: Overview of Systematic Reviews and Meta-Analyses. Adv Nutr, 2019. 10(suppl_2): p. S154-s163.
  9. Dehghan, M., et al., Association of dairy intake with cardiovascular disease and mortality in 21 countries from five continents (PURE): a prospective cohort study. Lancet, 2018. 392(10161): p. 2288-2297.
  10. Aune, D., et al., Dairy products and colorectal cancer risk: a systematic review and meta-analysis of cohort studies. Ann Oncol, 2012. 23(1): p. 37-45.
  11. Müller, P., Vegan Diet in Young Children. Global Landscape of Nutrition Challenges in Infants and Children. Nestlé Nutr Inst Workshop Ser. Nestlé Nutrition Institute,, ed. K. Michaelsen, L. Neufeld, and P. AM. Vol. 93. 2020, Basel. Switzerland: Karger AG.
  12. Position paper SIPPS-FIMP-SIMP diete vegetariane in gravidanza ed età evolutiva. Supplemento al numero 3 di Pediatria preventiva e sociale – ANNO XII – 2017 – ISSN 1970-8165. Available at https://www.sipps.it/wp/wp-content/uploads/2020/04/Position-Paper-Diete-vegetariane-2017.pdf
  13. Salome, M., et al., Substituting Meat or Dairy Products with Plant-Based Substitutes Has Small and Heterogeneous Effects on Diet Quality and Nutrient Security: A Simulation Study in French Adults (INCA3). J Nutr, 2021.
  14. Curtain, F. and S. Grafenauer, Plant-Based Meat Substitutes in the Flexitarian Age: An Audit of Products on Supermarket Shelves. Nutrients, 2019. 11(11): p. 2603.
  15. van Vliet, S., S.L. Kronberg, and F.D. Provenza, Plant-Based Meats, Human Health, and Climate Change. Frontiers in Sustainable Food Systems, 2020. 4(128).

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