Per fortuna, qualcosa per arginare il problema delle false informazioni si sta muovendo.

La black list dei siti che pubblicano news di pseudo medicina che spacciano cure o consigli dietetici senza fondamento, è già molto lunga. Inoltre, per aiutare gli internauti a discernere tra informazioni scientifiche e nozioni prive di alcun fondamento, l’Istituto Superiore di Sanità sta predisponendo un portale specifico, senza banner pubblicitari e con un linguaggio facilmente comprensibile da tutti, mirato a fornire informazioni e consigli sulla salute che vanno dai bambini agli anziani. Si sta anche pensando a una sorta di bollino blu che certifichi i siti corretti. Ma intanto, ecco un utile vademecum in 6 punti, da consigliare a amici e pazienti, per capire se le notizie in cui incappiamo su internet sono affidabili.

 

  1. NON FERMATEVI AI PRIMI RISULTATI DI RICERCA CHE COMPAIONO

Per ragioni di tempo, quasi un utente su due lo fa, ma il rischio di incappare in siti “pacco” è abbastanza alto. I siti che appaiono per primi non sempre sono i più attendibili. Anzi! Semplicemente godono di una migliore indicizzazione, grazie a molti fattori tra cui: la scelta del nome del sito, il lavoro di un programmatore molto competente e massicci investimenti pubblicitari.

 

  1. CONTROLLATE LE FONTI

Il problema esiste sia quando le fonti non sono presenti (basterebbe già questo per capire che non si tratta d’informazioni accreditate), sia quando – al contrario – c’è una lista infinita di veri o presunti articoli scientifici che scoraggia qualsiasi verifica! In questo secondo caso, bisognerebbe almeno controllarne un paio, ricordando però che una bibliografia talmente fitta da essere quasi illeggibile, non sempre è una sicurezza. Anzi.

 

  1. CAPIRE LA PORTATA DI UNA RICERCA SCIENTIFICA

Questo consiglio è strettamente correlato al punto precedente. Per capire se ci si trova di fronte a citazioni scientifiche attendibili, è importante sapere che c’è una gerarchia anche nelle pubblicazioni scientifiche. Non tutti gli studi citati nella bibliografia hanno la stessa importanza scientifica! Il numero dei soggetti studiati è una discriminante importante. Ecco le cose fondamentali da sapere.

Agli stadi più basilari ci sono gli studi che prendono in considerazione un numero esiguo di soggetti (non più di qualche decina) e descrivono gli effetti, favorevoli o sfavorevoli, di un determinato cibo, sostanza o classe di alimenti. Lo studio può prendere in considerazione la correlazione con i fattori di rischio come, per esempio, la riduzione del colesterolo, oppure con alcuni specifici effetti sulla salute. Se si tratta di piccoli studi bisogna essere sempre cauti nell’interpretazione, soprattutto nel caso in cui si parla di un presunto effetto su una patologia. Tra questi piccoli studi, i più interessanti possono diventare lo spunto per ulteriori approfondimenti scientifici.

Di maggiore importanza sono, invece, gli studi osservazionali su grandi gruppi (generalmente, dai mille soggetti in su), specie se seguiti a lungo nel tempo (in questo caso si tratta di studi prospettici). Questi lavori scientifici consentono di iniziare a comprendere meglio la relazione tra il consumo di un alimento e i suoi effetti sulla salute, come ad esempio il ruolo dei latticini nella prevenzione dell’osteoporosi.

I due tipi di pubblicazione più importanti sono le meta-analisi e le review. Nel primo caso, si tratta della combinazione statistica di tutti i più importanti lavori scientifici pubblicati su un certo tema, mentre nel secondo si tratta del riassunto degli ultimi anni di ricerca (vedi in seguito la più recente review sui latticini).

 

  1. VALUTARE L’AUTOREVOLEZZA

Di certo, il titolo accademico di chi firma l’articolo o ne è responsabile è già un punto di partenza, ma talvolta può non essere sufficiente. Anche un edico/farmacista/nutrizionista può sbagliare, in buona o cattiva fede. Accertarsi del curriculum o della storia professionale del soggetto sarebbe assolutamente necessario. In particolare, quando ci si imbatte in personaggi che promuovono teorie molto lontane o contrarie alle più attuali linee guida scientifiche: in questo caso, le argomentazioni in questione devono essere supportate da una bibliografia adeguata e non manipolata.

Piuttosto consueto è imbattersi nel cosiddetto cherry-picking: in pratica, si citano solamente i pochi lavori scientifici a favore della propria tesi, senza far cenno alla maggior parte di quelli a contrario. Purtroppo, solo chi è preparato sa riconoscere e scremare immediatamente la scienza dalla pseusdoscienza: per questo, è importante consultare solo siti accreditati.

Un altro caso tipico è quando le argomentazioni contrarie alla scienza ufficiale sono “autoreferenziali” e non riportano alcuna bibliografia. Ancor più se il guru in questione afferma che il “mondo scientifico” non riconosce la validità del suo pensiero, per colpa di fantomatiche lobby. Molto comune in rete è la teoria secondo cui esiste una dieta miracolosa, in grado di assicurare la salute o addirittura guarire da patologie, ma contrastata dall’industria farmaceutica o dall’intera classe medica per la paura di perdere clienti/pazienti.

Senza essere degli scienziati, è lecito riconoscere la malafede: se davvero esistesse questo “metodo miracoloso” perché l’inventore non ha mai preso il premio nobel per la medicina? E, soprattutto, perché – possedendo le chiavi della salute globale – si ritrova a scrivere pochi articoli e fare proseliti sul web o in qualche comparsata televisiva, invece di tenere conferenze mondiali? Nel mondo, ci sono 7 miliardi di persone… e sarebbero tutti contro uno?! Meditate gente, meditate…

 

  1. CONOSCERE L’ARGOMENTO

Questo è un punto debole, perché, ovviamente, non si può essere esperti in tutto. È però indispensabile conoscere almeno le basi dell’argomento, altrimenti diventa impossibile riconoscere i (falsi) tecnicismi. Un buon inizio, almeno per l’alimentazione, potrebbe essere quello di comprare un libro di biochimica basilare per incominciare a “masticare” la materia, o imparare i concetti più importanti da siti scientifici e istituzionali (1). È già una base per distinguere, almeno grossolanamente, le lucciole dalle lanterne.

 

  1. USARE IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE

Questo è l’ultimo punto ma fondamentale perché racchiude anche molti aspetti appena citati. Nell’ambito dell’alimentazione, sono sempre di più le persone che, pur non avendo conoscenze specifiche per giudicare dannoso un alimento, si comportiamo come se effettivamente lo fosse, semplicemente perché lo hanno letto su internet. Un esempio tipico? Quelli che, pur non avendo alcun disturbo specifico e diagnosticato, dicono improvvisamente addio ai latticini o al glutine perché pensano di migliorare il loro stato di salute, senza rendersi conto dei danni nutrizionali delle diete “fai da te”. Prendere per oro colato quello che viene dalla rete o dai media solo perché l’ha detto qualcuno di conosciuto, non è sempre una buona idea. Il principio di precauzione suggerisce di andare a verificare le fonti (vedi punto 3) chiedendosi chi è la persona che sostiene una certa posizione e in quale veste lo sta dicendo, e valutando i dati portati a supporto. Se le conoscenze scientifiche attuali non giustificano una tale presa di posizione, la situazione è sufficientemente chiara.

 

Autore:

SAMANTHA BIALE, nutrizionista-diet coach e giornalista

 

Scarica il numero di Febbraio 2017 de L’Attendibile:

LATTE E FORMAGGI: INTERNET, TRA VERITÀ E BUGIE
Latte e formaggi: internet, tra verità e bugie.

Ormai è un’abitudine consolidata: quando si ha un dubbio o si cercano informazioni, basta digitare qualche parola chiave e fare un click, per aprire un mondo.

 
 
 
 

 

 

In questo numero de l’Attendibile:

Latte e formaggi: internet, tra verità e bugie

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