Rinunciare completamente ai latticini può avere degli effetti negativi sulla salute. Tra i motivi, supportati da studi scientifici, ci sono: umore compromesso, difficoltà nella perdita di peso, flora batterica intestinale e sistema immunitario compromesso, perdita della tonicità muscolare, carenze nutrizionali, sindrome premestruale accentuata. Vediamo ora gli ultimi 2 degli 8 motivi per non eliminare i latticini dalla propria dieta alimentare.
In gravidanza, l’alimentazione richiede qualche accorgimento dietetico in più: aumenta il fabbisogno di proteine e di alcuni nutrienti come il calcio e la vitamina D, fondamentali per la formazione dello scheletro, come dimostrato da vari studi. Esigenze facili da rispettare consumando, ogni giorno, 3-4 porzioni di latte e derivati come previsto dalle linee guida, magari scegliendoli a minor contenuto di grassi per contenere le calorie in caso di sovrappeso. Si tratta comunque di quantità compatibili anche con una dieta a contenuto calorico moderato poiché bastano circa 40-60 grammi di formaggio per coprire già un terzo del fabbisogno giornaliero di calcio.
Particolarmente importante è anche non abolire latte e derivati in gravidanza, neppure in caso d’intolleranza al lattosio poiché il calcio legato alla caseina è decisamente più biodisponibile per l’organismo rispetto a quello vegetale: in questo caso, basta scegliere latticini delattosati che conservano integralmente il contenuto di nutrienti. Un recente studio norvegese in cui sono stati esaminati i dati raccolti da circa 70.000 donne incinte, ha evidenziato l’utilità di consumare latticini ricchi di probiotici per diminuire il rischio di due condizioni associate a un alto grado di infiammazione dell’organismo come il parto prima della 37a settimana di gravidanza e la preeclampsia, meglio nota come gestosi.
La teoria secondo cui una dieta equilibrata, che includa ogni giorno alimenti probiotici come i latti fermentati per ridurre l’infiammazione, possa cambiare alcuni parametri della gravidanza è molto interessante. Anche se sono necessarie altre ricerche prima che i medici possano formulare raccomandazioni definitive, inserire in gravidanza una porzione giornaliera di latticini probiotici costituisce comunque un’abitudine sana e benefica.
8Può peggiorare l’intolleranza al lattosio
Sebbene i dati sull’incidenza nel nostro Paese rivelino che ne soffre quasi la metà degli individui si tratta di un numero che va interpretato correttamente. Una buona parte, infatti, è affetta da una mancanza “relativa” di questo enzima, che consente di assumerne una certa quantità, senza accusare problemi: secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, è pari a circa 12 grammi di lattosio, pari a un bicchiere di latte. Non si tratta di poca cosa perché significa che non è necessaria un’eliminazione totale di latticini dalla dieta, come in molti credono. Anzi. Nelle situazioni iniziali o borderline, l’intolleranza al lattosio può migliorare nel tempo.
L’importante è non smettere completamente di consumare latticini, ma assumerne piccole quantità quotidianamente, per stimolare la produzione di lattasi da parte dell’intestino. Attualmente, sono in corso vari lavori clinici sull’intolleranza al lattosio e sul suo rapporto con la microflora intestinale. Uno studio pubblicato sul Journal of Applied Microbiology ha valutato, in particolare, l’efficacia di yogurt e probiotici sulla produzione di β-galattosidasi a livello del colon, dimostrando reali benefici sui sintomi dell’intolleranza.
I probiotici sembrano avere, infatti, un ruolo attivo sull’intestino tenue, aumentando la sua capacità complessiva idrolitica e modulando la fermentazione a livello del colon. A dimostrare un’ottima capacità di stimolazione della β-galattosidasi sono il Lactobacillus acidophilus e il Bifidobacterium lactis, ceppi molto usati nella produzione di latte fermentato. In ogni caso, è bene ricordare che le persone con una modesta intolleranza al lattosio possono consumare formaggi stagionati per un periodo superiore ai 12 mesi poiché il processo di stagionatura e alcune particolari tecniche produttive garantiscono una significativa riduzione della quantità di lattosio: grana, parmigiano, gorgonzola e pecorino, per esempio, hanno un quantitativo di lattosio prossimo allo zero. Un analogo discorso si può fare per yogurt e latte fermentato in cui l’attività batterica riduce drasticamente la quantità di lattosio nel prodotto finito. In caso d’intolleranza lieve, i latticini fermentati possono addirittura essere di aiuto perché hanno un tempo di svuotamento gastrico più lento rispetto al latte e ciò consente alla lattasi più tempo per agire.Nemmeno chi soffre di un’intolleranza assoluta o genetica è obbligato a rinunciare: i latticini delattosati consentono di assumere tutti i nutrienti tipici di questi alimenti, senza preoccuparsi del lattosio.
Autore:
SAMANTHA BIALE, nutrizionista-diet coach e giornalista
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